Quando l’innamoramento per gli slogan colpisce in modo epidemico anche coloro che sono preposti direttamente o indirettamente alla gestione della cosa pubblica, allora siamo vicini alla peggiore delle crisi politiche e istituzionali.
Ultimamente, in più occasioni, coloro cui compete la programmazione delle infrastrutture del Paese hanno ribadito simili dichiarazioni sicuramente per seguire o inseguire la linea strategica del Movimento 5 Stelle. Questo approccio, o meglio, questa anomalia concettuale è antitetica a quella logica che dopo tanti anni di confronto e di approfondimento a livello comunitario ha portato l’Unione Europea a definire in modo organico e dettagliato il quadro delle infrastrutture portanti dell’intero assetto comunitario. Le cosiddette Reti TEN – T (Trans European Network) sono, infatti, la griglia su cui prende corpo proprio ogni processo economico, su cui prende corpo ogni azione capace di dare uniformità e consistenza alla crescita ed allo sviluppo. Ripeto questa scelta è frutto di analisi e di confronti senza dubbio carichi di eccellenza professionale non paragonabile a quanto emerso nelle richiamate gratuite dichiarazioni giornalistiche degli ultimi mesi. Realizzare concretamente quella griglia, dare consistenza strutturale e funzionale alle Reti TEN – T non significa realizzare grandi opere, non significa privilegiare una dimensione infrastrutturale e finanziaria elevata ma significa attuare una scelta obbligata e certamente utile e, soprattutto, improcrastinabile. È davvero preoccupante che la ricerca del consenso a tutti i costi, la paura di essere superati nella folle corsa alla mediocrità concettuale, produca simili comportamenti. Comportamenti d’altra parte non espressi solo da slogan, ma anche da misurabili attività gestionali: si assiste ad una stasi nella approvazione dei progetti da parte del CIPE, nella istruttoria degli elaborati progettuali da parte degli organi competenti dei vari Dicasteri, nella assegnazione “vera” delle risorse, che a volte preoccupa perché sembra quasi che lo Stato abbia paura di fare e preferisce ricorrere alle dichiarazioni di principio invece di trasformare le intuizioni programmatiche e progettuali, ripeto decise a scala nazionale e comunitaria, in opere. Spesso, avendo ancora stima di coloro che attualmente seguono il complesso programma di infrastrutturazione organica del Paese, mi sorge un dubbio: il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha praticamente imposto una lunga melina nell’attivare la spesa in quanto le risorse non ci sono e se ci sono servono solo per banali operazioni di aggregazione del consenso.
Questa preoccupazione poteva non essere vera fin quando non ho letto la dichiarazione del Presidente del Consiglio sul Programma dei prossimi quindici anni di 47 miliardi di € di cui circa 19 miliardi di € destinata a infrastrutture di trasporto ed ho poi verificato che nel 2017 erano previsti solo 285 milioni di €, nel 2018 erano previsti solo 805 milioni di € e nel 2019 erano previsti solo 875 milioni di €.
Allora ho capito quanto siano utili gli slogan per riempire l’album delle illusioni.