I MISTERI DELLA PROGRAMMAZIONE

Nel passaggio tra i due Codici Appalti, forse dovremmo dire tre per correttezza giuridica, vi e una componente che è stata ignorata dai più: la regolazione ordinata delle attività di programmazione e di pianificazione dei lavori pubblici genericamente intesi sia che si tratti di grandi che di piccole opere.

Era del tutto evidente che eliminando la Legge Obiettivo, cioè una legge in grado di mettere in fila azioni e responsabilità di tutti i soggetti che a diverso titolo sono competenti per l’approvazione di un’opera, ci si aspettasse che il Legislatore la sostituisse con un’altra possibilmente anche meno farraginosa. Purtroppo così non é stato: nonostante l’art 201 del nuovo e del nuovissimo Codice, la programmazione e la pianificazione sono attività ritornate nel limbo, sono ritornate nella semioscurità delle responsabilità delle stazioni appaltanti. Esattamente così  come succederà per il débat publique che sostituirà la conferenza dei servizi a detrimento della democraticità del processo  applicativo; così  la opacità della programmazione prevarrà a dispetto della trasparenza di cui era foriera la Legge Obiettivo con il vecchio Codice.

Un esempio molto calzante è rappresentato dall’ultima seduta del CIPE del 7 agosto 2017. Contratto di Programma ANAS e Contratto di Programma della Rete Ferroviaria Italiana da soli già avrebbero dovuto rappresentare uno sforzo notevole di programmazione dei lavori pubblici e qualcuno ha anche creduto che potesse essere un vero segnale di sviluppo, invece la caratteristica multi ministeriale del CIPE rimane sempre più orientata a diventare comitato mono ministeriale per la programmazione.  Nonostante gli sforzi, il CIPE di interministeriale non ha quasi più nulla essendo un organismo che non programma, ma controlla ed attua i processi di controllo della spesa, tanto da dover riflettere sul significato di economico che ancora riporta nel suo acronimo.

Ebbene, questo nuovo processo di programmazione, che prevede non più solo un allegato infrastrutture,  ma, addirittura, un documento di pianificazione pluriennale da sottoporre al parere delle Regioni, ancora non c’è;  determinando così  la sopravvivenza, nei fatti, dell’Allegato Infrastrutture quello del vecchio Codice con il relativo corredo di procedure da Legge Obiettivo nel frattempo eliminato sonoramente ed abrogato dal nuovo Codice.

In questa schizofrenia programmatica e pianificatoria, in cui le vecchie procedure non sono vigenti, perché abrogate, sopravvivono, perché non si è proceduto con il Documento Pluriennale di Pianificazione. Sono quindi disponibili solo alcune azioni di “ampio” respiro che cercano disperatamente una legittimazione programmatica, è il caso del programma delle ferrovie turistiche presente nel Contratto di Programma  di RFI approvato dal CIPE e il caso degli oneri concessori previsti dal Contratto di Programma dell’ANAS. Nel primo caso si favoleggia di una fonte di programmazione addirittura risalente al 12° Allegato Infrastrutture; nel secondo caso, semplicemente, l’incremento degli oneri concessori per l’Anas avviene con il riconoscimento di una maggiore percentuale dei costi generali di ogni singolo progetto, avviene, cioè, surrettiziamente senza una legge che lo autorizzi.

In entrambi i casi è evidente come, l’ignoranza degli strumenti della programmazione da parte sia di chi propone questi piani che da parte di chi li autorizza, compie dei veri e propri falsi in bilancio che dovrebbero essere perseguiti per legge, almeno da parte della Corte dei conti. Del resto, se l’affermazione “il fine giustifica i mezzi” può essere considerata come giustificativa sia per le aziende controllate, sia per chi cerca nella proposta programmatica una “nobile” origine, sia per chi cerca di incrementare come può tutte le proprie entrate, è evidente che le stesse azioni non possono essere giustificative né per il Ministero dell’Economia e delle Finanze, né per il CIPE che si ammantano  del ruolo di custodi della pianificazione pubblica.

L’economia ipocrita e ceca non ha mai decollato  in nessun sistema economico. Figuriamoci nel nostro.

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