LA MEMORIA CORTA DEI SINDACI DELLE CITTÀ METROPOLITANE

Il 7 luglio scorso quasi tutti i sindaci delle città metropolitane del Paese si sono riuniti a Milano e hanno espressamente dichiarato: “Chiediamo un incontro urgente, entro luglio, al Presidente del Consiglio per definire ruoli funzioni e quota finanziaria necessaria a svolgere i compiti che ci sono stati affidati. È da marzo che chiediamo un incontro e visto che rappresentiamo venti milioni di italiani crediamo di avere il diritto ad un incontro risolutivo. La Legge non ci permette di dimetterci e restituire la fascia, ma se non arriva un segnale forte la nostra protesta sarà senza precedenti. Occorre mettere in sicurezza i nostri bilanci che hanno subito in questi anni tagli spropositati ed è urgente che la riforma Delrio venga completata.”

Gli stessi sindaci però a cavallo dei mesi di ottobre e novembre 2016, avevano sottoscritto con l’allora Presidente Matteo Renzi i cosiddetti “Patti per le città”.

Il 6 novembre 2016 il Sindaco di Firenze Dario Nardella dichiarava “Siamo contenti di far parte di questa agenda che porta il governo a stringere impegni concreti con tutte le grandi città italiane. Complessivamente i progetti previsti arrivano a toccare 2 miliardi e 200 mila euro. Il patto prevede 680 mila euro. Si tratta di progetti che riguardano innanzitutto la mobilità, i trasporti, i beni culturali ma anche la riqualificazione delle periferie; ma il piano periferie è fuori dal patto e quindi si aggiungono soldi”, precisava Nardella. “Ci sono poi circa 40 milioni di euro per lo sport. Ci sono interventi attesi da tantissimo tempo come la Fortezza da Basso, la strada 429 nell’Empolese. Il patto non è solo l’elenco dei desideri ma anche un documento istituzionale che conferma l’impegno sull’aeroporto – concludeva il sindaco di Firenze -,  sugli impianti legati allo smaltimento dei rifiuti e sui grandi assi di viabilità metropolitana. Ci sono tutti i grandi capitoli dello sviluppo della città”. Dichiarazioni quasi analoghe a quelle del Sindaco di Venezia Brugnaro che sottoscriveva un patto ricco di 457 milioni, del Sindaco di Milano Sala che ringraziava per i circa 2,5 miliardi garantiti dal Patto, del Sindaco di Catania Bianco che si impegnava a spendere i soldi della Unione Europea e ringraziava per il fondo di 332 milioni previsto dal Patto e potrei continuare elencando tutti gli altri eventi, tutte le altre sottoscrizioni dei Sindaci di Palermo, di Bari, di Torino, ecc.

Cosa è successo, come mai questo repentino cambiamento? Senza dubbio i vari “Patti” sono stati sottoscritti prima del 4 dicembre 2016 e quindi il Presidente Renzi perseguiva essenzialmente un obiettivo mediatico e politico, ma ciò che preoccupa è la ingenuità dei Sindaci delle città metropolitane dove, come detto da loro stessi, vivono circa 20 milioni di abitanti; come hanno potuto sottovalutare il rischio che prima o poi sarebbe emerso, che quei Patti erano solo “dichiarazioni di buona volontà”, erano, purtroppo “illusioni” e, nella maggior parte dei casi, le illusioni producono solo delusioni.

Ora scoprono la verità, ora misurano il dramma gestionale di realtà urbane che se non supportate finanziariamente da risorse vere e realmente disponibili rischiano il fallimento.

L’unica cosa però che andrebbe chiesto loro è una semplice dichiarazione: d’ora in poi non firmeremo più Patti privi di risorse. Dopo questa triste esperienza hanno, infatti, capito che solo i serpenti si fanno incantare e che mentre a un Presidente del Consiglio è consentito promettere ad un sindaco compete il rispetto degli impegni presi: il territorio non perdona.

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