Ho letto con grande interesse l’articolo comparso sull’inserto “Economia” del Corriere della Sera del 25 settembre scorso e relativo alla inchiesta sulle costruzioni congelate. Lorenzo Salvia, nel titolo, precisa “Cento miliardi per i prossimi quindici anni: gli stanziamenti ci sono, ma i cantieri non ripartono. È il paradosso dell’uscita dalla Grande Crisi”.
Ebbene, come già in miei precedenti interventi, ho cercato di dimostrare, in modo ben dettagliato, che non ci sono le necessarie coperture finanziarie e che, a mio avviso, il Codice degli Appalti finisce per essere uno strumento utilissimo per motivare il mancato avvio delle opere e quindi il blocco degli investimenti.
Vorrei ricordare che, dopo la dichiarazione del Presidente Gentiloni sullo sblocco di 47 miliardi di € per le infrastrutture, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha prodotto le tabelle di copertura reale, per il triennio 2017, 2018, 2019, del comparto infrastrutture.
In particolare nel 2017, le disponibilità sono pari a 1.166 milioni di €, nel 2018 2.762 milioni di € e nel 2019 3.160 milioni di € e se entriamo, ad esempio, nel comparto ferroviario, troviamo una disponibilità per il 2017 di 285 milioni di €, per il 2018 di 805 milioni di € e per il 2019 di 875 milioni di €.
Questi dati giustamente sono noti al mondo dei costruttori, al mondo dell’ANCE; un mondo che vive sulla propria pelle una delle crisi più pesanti che, anno dopo anno, sta rendendo irreversibile il crollo di un comparto che ha una incidenza diretta e determinante sulla crescita del PIL
Per convincersi ulteriormente della limitata disponibilità delle risorse per investimenti in infrastrutture è sufficiente leggere il Decreto Legislativo 93 del 12 maggio 2016 entrato in vigore il 16 giugno 2016; negli articoli 1 e 2 viene ribadito:
Art. 1
Piano finanziario dei pagamenti – Cronoprogramma 1. Dopo il comma 1 dell’articolo 23 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, è inserito il seguente: «1-ter. Ai fini della predisposizione per ciascuna unità elementare di bilancio, ai fini della gestione e della rendicontazione delle proposte da parte dei responsabili della gestione dei programmi, le previsioni pluriennali di competenza e di cassa, sono formulate mediante la predisposizione di un apposito piano finanziario dei pagamenti (Cronoprogramma), il quale contiene dettagliate indicazioni sui pagamenti che si prevede di effettuare nel periodo di riferimento, distinguendo la quota della dotazione di cassa destinata al pagamento delle somme iscritte in conto residui da quella destinata al pagamento delle somme da iscrivere in conto competenza. Le dotazioni di competenza, in ciascun anno, si adeguano a tale piano, fermo restando l’ammontare complessivo degli stanziamenti autorizzati dalle leggi in vigore.». Art. 2 Leggi di spesa pluriennale 2. Le amministrazioni centrali dello Stato possono assumere impegni nei limiti dell’intera somma indicata dalle leggi di cui al comma 1. I relativi pagamenti devono, comunque, essere contenuti nei limiti delle autorizzazioni annuali di bilancio. Le somme stanziate annualmente nel bilancio dello Stato, relative ad autorizzazioni di spese pluriennali, non impegnate alla chiusura dell’esercizio, con l’esclusione di quelle riferite ad autorizzazioni di spese permanenti, possono essere reiscritte, con la legge di bilancio, nella competenza degli esercizi successivi in relazione a quanto previsto nel piano finanziario dei pagamenti, dandone evidenza nell’apposito allegato di cui al comma 1.». |
Appare pertanto evidente che la manovra finanziaria dello Stato ormai avviene solo “per cassa”, cioè solo a valle di certezze finanziarie previste in appositi cronoprogrammi da cui sarà possibile evincere la “reale disponibilità delle risorse garantite dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”; il resto, ripeto ancora una volta, è solo una “gratuita dichiarazione di intenti” che in passato produceva consenso nel breve periodo e dissenso nel medio periodo, oggi non produce consenso neppure nel breve, perché tutti, ripeto tutti, abbiamo ormai compreso che è crollata la credibilità di chi usa tali forme mediatiche.
Mi dispiace per il Presidente dell’ANCE Giuliano Campana, che stimo ed apprezzo, ma forse sarebbe bene che proprio l’ANCE denunciasse in modo forte che non è pagante annunciare l’esistenza di risorse nel comparto delle infrastrutture e poi creare itinerari lunghi per giustificare impegni, purtroppo, non disponibili nel breve periodo. Operando in tal modo inevitabilmente si distrugge uno dei comparti chiave dell’economia del Paese.
Voglio concludere queste brevi mie considerazioni riportando una dichiarazione del Presidente Campana riportata sempre nell’inserto “Economia” del Corriere della Sera, Campana dichiara: “Sbloccando i finanziamenti per le grandi opere ci sarebbe lavoro per tutti, perché i grandi cantieri creano indotto a cui possono accedere anche le piccole e medie imprese”. Mi spiace solo che l’ANCE lo abbia compreso troppo tardi.