Su tutti i giornali del giorno 8 novembre scorso è comparsa una notizia davvero nuova e ritengo utile, a titolo di esempio, citare alcuni giornali che con caratteri cubitali hanno riportato:
- Le grandi navi non passeranno da San Marco (Il Sole 24 Ore)
- Venezia, la scelta di Delrio: ”Mai più navi da crociera” (Il Messaggero)
- Venezia stop alle grandi navi a San Marco (Corriere della Sera)
- Venezia, grandi navi via da San Marco insorgono gli ambientalisti: non basta (La Repubblica)
Ho ritenuto utile ritrovare i titoli dei giornali del 2011, del 2012, del 2013 e del 2014 ed ho trovato le dichiarazioni dei Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti Passera e Lupi, dei Ministri dell’Ambiente Clini e Galletti, del Sottosegretario al Ministero di Beni Culturali Borletti Barilla e dell’allora Presidente Matteo Renzi ed ho trovato, sugli stessi giornali, titoli quasi identici.
Ho trovato, in un arco temporale di circa sei anni, oltre trenta titoli che riportavano analoghe dichiarazioni dei vari soggetti istituzionali, dichiarazioni che assicuravano il blocco del transito delle grandi navi nel Canal Grande.
Oggi finalmente il Ministro Delrio lancia una notizia davvero nuova: “fra quattro anni le grandi navi non passeranno più da San Marco”.
Tutti si chiedono, tutti ci chiediamo perché si anticipi una decisione che diventerà concreta, si concreta come quelle annunciate nel 2011, 2012, 2013, ecc., solo fra quattro anni?
La prima evidente risposta è che per ottenere il consenso in un momento di forte crisi, di forte crollo della attuale compagine politica che governa il Paese, ogni annuncio di eventi impossibili nel breve, ma possibili in un futuro lontano può rivelarsi utile.
La seconda risposta è che, non potendo azzerare in poco tempo una serie di rapporti contrattuali che negli anni hanno caratterizzato il rapporto tra le compagnie interessate e l’Amministrazione del Comune di Venezia, si utilizzi il rinvio come occasione per ridurre la tensione.
La terza risposta è riportata in quasi tutti gli articoli da me prima segnalati, in essi si evidenzia come “il Comitato interministeriale per la salvaguardia di Venezia, a quasi sei anni di distanza dal decreto Clini – Passera che imponeva un passaggio alternativo, ha deciso che fra quattro anni le navi faranno rotta su Marghera, entrando dalla bocca di porto di Malamocco e non più da quella del Lido. Li si fermeranno quelle più grandi tra 70 e 130 mila tonnellate, le altre continueranno ad approdare alla Marittima passando per il canale Vittorio Emmanuele, sul quale servono approfondimenti.”
Questa terza risposta, quella da considerarsi come risposta ufficiale, è davvero kafkiana considerato che negli anni 2012, 2013 e 2014, anni in cui ero responsabile della Struttura Tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, avevamo, congiuntamente al Direttore competete del Dicastero dell’Ambiente, effettuato appositi approfondimenti su due possibili canali di attraversamento, tra cui il canale Contorta e l’apposita Commissione istituita del Dicastero dell’Ambiente aveva decisamente bocciato le varie proposte. Le aveva bocciate perché proprio quegli “approfondimenti”, che oggi vengono di nuovo invocati, risultarono non convincenti.
Allora mi chiedo: come mai il Ministro Galletti, che nel suo ruolo di titolare del Dicastero dell’Ambiente è il vero riferimento decisionale di una simile scelta, non abbia suggerito al collega Delrio di essere molto prudente in anticipazioni che chiaramente sono prive di ogni certezza, annunci, come spesso ripeto, di chi spera che il futuro risolva problematiche impossibili.
Cadere in questa logica degli annunci, senza tenere conto della “memoria storica”, significa ancora una volta azzerare in modo irreversibile la ormai poca credibilità della gente nelle istituzioni.