È davvero assurdo leggere i dati relativi agli incidenti stradali, non solo per la freddezza con cui viene fornito il numero dei morti e dei feriti, ma principalmente per la dimensione che, proprio in questi ultimi anni, è tornata a crescere. Nel 2016, ad esempio, l’aumento dei sinistri è stato dello 0,7%, ma là dove la percentuale sembra essere minima, il valore assoluto è enorme, in sostanza i sinistri sono stati 175.791. Sempre in termini di banale elencazione statistica, viene sottolineato che sono diminuiti i morti anche se, in valore assoluto, sono pari a 1.470, se poi passiamo ad osservare il numero dei feriti, purtroppo, scopriamo che questi sono aumentati dello 0,9%, ma, anche in questo caso, esaminandone il valore assoluto, scopriamo che quelli più gravi sono stati 17.000.
Leggendo accuratamente i sopraelencati valori assoluti comprendiamo quante tragedie annualmente esplodono nelle famiglie italiane, quanti casi di invalidità permanente annualmente si generano a causa di una funzione ormai vitale quale quella legata alla mobilità.
Non ha senso fare delle comparazioni con il passato, quando addirittura il numero dei morti superava le 4.000 unità all’anno; non ha senso perché il danno alla vita umana non può essere misurato con banali lenti statistiche.
Cerchiamo allora di capire cosa si possa fare per contenere un fenomeno così grave. Sappiamo che le cause della incidentalità stradale si dividono in due distinte macro motivazioni: una relativa alla distrazione e alla velocità eccessiva, l’altra legata alla qualità del veicolo ed alla qualità della infrastruttura.
Questa ultima componente, anche se percentualmente non superiore al 10% – 15% nella composizione delle cause legate alla incidentalità, tuttavia è, senza dubbio, più ridimensionabile perché non legata alla complessa serie di cause che caratterizzano il comportamento dei singoli utenti della strada. Su questa specifica area tematica la ricerca gioca un ruolo determinante e la qualità delle infrastrutture gioca un ruolo essenziale.
Incidere sui comportamenti di chi guida un auto è, certamente, complesso e difficile. Le varie componenti e la varietà dei comportamenti di chi guida, d’altra parte, non possono essere corretti solo intensificando i controlli e appesantendo le sanzioni, al contrario, una componente su cui è possibile raggiungere risultatati più misurabili, come detto, è proprio quella legata alla qualità della offerta infrastrutturale e del veicolo.
Sulle infrastrutture in Italia si è deciso di rivisitare integralmente quei nodi e quei segmenti viari su cui si verificano, in modo sistematico, più incidenti. È solo l’inizio di un processo che dovrebbe portarci, in un arco temporale certo, verso una rivisitazione sostanziale sia delle caratteristiche della rete stradale, sia della segnaletica ed, in particolare, delle intersezioni a raso.
Per le auto e per i TIR la ricerca, nell’ultimo ventennio, ha fatto, senza dubbio, moltissimo ma, sono sicuro che si può ancora fare di più per raggiungere livelli di efficienza del mezzo soprattutto quando il veicolo è in presenza di condizioni atmosferiche critiche.
Questa soglia del 10%- 15% può davvero essere ridimensionata in modo sostanziale ed in questa azione i Governi, i Dicasteri competenti hanno una diretta responsabilità, non possiamo, quindi, non sentirci, da subito, coinvolti in un simile impegno. Questa attenzione al superamento di questo che definiamo un assurdo dramma della nostra generazione deve, giorno dopo giorno, convincerci che rispettare il Codice della Strada significa rispettare il Codice della vita. Riuscire a ridurre la percentuale del 15% legata alla rete infrastrutturale ed al veicolo significa ridurre di circa 20.000 unità il numero dei feriti e di circa 150 unità il numero dei morti. Fa paura utilizzare esempi del genere quando dietro ai numeri ci sono vite umane, ma bisogna purtroppo essere così fortemente duri, perché è necessario non essere spettatori passivi di un fenomeno inconcepibile, di un fenomeno che va affrontato proprio risolvendo problematiche anche minime convinti che anche una sola vita umana è un patrimonio inestimabile da tutelare.