IL GRANDE PARADOSSO ITALIANO: RITENIAMO STRATEGICA LA PORTUALITÀ LIGURE MA INUTILE IL TERZO VALICO DEI GIOVI

Quanto è pericolosa l’ignoranza di chi ritiene che il Terzo Valico dei Giovi non sia indispensabile, non sia un’opera strategica? Tantissimo, e ciò per una serie di motivazioni, fra le cui più significative e che concorrono tra di loro:

  1. il sistema portuale dell’alto tirreno, quello caratterizzato dai porti di Savona, Genova, Spezia e Livorno, è un sistema che ha una chiara vocazione di impianto terminale e quindi di diretto collegamento con il vasto sistema territoriale retrostante, cioè con l’intera area europea, ma se si esaminano gli assi di collegamento stradali e ferroviari ci si rende conto che questo enorme sistema portuale si caratterizza sempre più come impianto transhipment, una caratteristica senza dubbio interessante, ma poco congeniale allo sviluppo organico dell’intero bacino retroportuale
  2. il porto di Fos in Francia è di contro collegato in modo efficiente con le reti ferroviarie e stradali e, trovandosi sull’arco settentrionale del Mar Mediterraneo, sicuramente, in assenza di una rete infrastrutturale adeguata alle spalle del sistema portuale dell’alto tirreno prima descritto, sembra destinata a diventare (lo sta già diventando) nei prossimi anni, l’unico vero HUB dell’area nord occidentale del Mediterraneo
  3. senza poi volerci far suggestionare dalle line programmatiche descritte nel Piano di matrice cinese “One Belt One Road”, c’è da considerare che la grande articolazione della movimentazione delle merci nel mondo via mare si va strutturando scegliendo precisi HUB portuali, ben definite macro aree capaci di ottimizzare i vari itinerari. In questo quadro programmatico l’Europa e l’Africa hanno in via di consolidamento i seguenti riferimenti ubicazionali: l’Africa è presente con due HUB quello di Mombasa e di Porto Said, il Mediterraneo con il Pireo e i due HUB del sistema Nord Tirreno e Nord Adriatico.
  4. l’Unione Europea, dopo approfondite ricerche ed approfondimenti (sia nel Documento delle Reti TEN –T del 2005, sia in quello del 2013) ha ribadito l’essenzialità strategica del Corridoio comunitario Genova – Rotterdam, considerandolo, addirittura, spina dorsale di un vasto sistema territoriale ricco di distretti della logistica, tra cui alcuni non all’interno della Unione Europea come quello di Basilea, capaci di rendere possibile la costituzione di una Società di Corridoio

Queste motivazioni appaiono talmente misurabili ed oggettive che, legittimamente, non può che sorgere spontanea la paura di trovarsi all’interno di un pericoloso paradosso e prendere corpo un necessario interrogativo: il nostro Paese può essere succube di interpretazioni così prive di intelligenza strategica? Questo rischio purtroppo esiste, a maggior ragione se si tiene conto delle dichiarazioni dell’Onorevole Zolezzi, ex capogruppo del Movimento 5 Stelle, in Commissione Ambiente alla Camera rilasciate a Il Sole 24 Ore il 20 marzo scorso, Zolezzi asserisce: “Il Movimento non è contro tutte le grandi opere è contro le grandi opere inutili. Come appunto è il Terzo Valico. A fronte di una sostanziale inutilità, perché i minuti guadagnati sarebbero pochi ci sarebbe la devastazione ambientale del territorio e una montagna amiantifera pericolosa da bucare. O forse – continua sempre l’Onorevole Zolezzi – Sala, Toti e Mazzoncini sono allineati con quanto dissero i funzionari intercettati nel procedimento penale in piedi, cioè che l’amianto non è un problema tanto la gente si ammala tra 20 anni”. Questa dichiarazione da sola chiarisce quanto possa essere pericoloso un simile approccio che non solo non tiene assolutamente conto delle ovvie considerazioni, esposte in precedenza, ma, addirittura, invoca la variabile tempo come riferimento utile per difendere una motivazione chiaramente indifendibile. Ritengo sia utile ricordare che il Terzo Valico dei Giovi, con una galleria lunga 39 chilometri, rende possibile una reale osmosi logistica tra la portualità ligure e l’Europa; il fattore tempo, il collegamento efficiente tra il nodo di Genova e il nodo di Milano, tra Genova e la intera Lombardia non è mai stato assunto come indicatore chiave di una simile scelta, anche se il miglior servizio oggi possibile per le limitazioni di rete impiega comunque 1h e 39 minuti a fronte di 30 minuti una volta disponibile c il Terzo Valico dei Giovi, consentendo, addirittura, un collegamento tra Genova e Venezia in sole 3 ore e 5 minuti.

Il sistema dei valichi occidentali che interagisce direttamente ed indirettamente con il Terzo Valico come quelli della Torino – Lione, del Sempione e del Gottardo sono da considerarsi l’unica trama infrastrutturale, l’unica trama logistica necessaria per evitare la marginalizzazione del nostro Paese, per evitare che cinque Regioni come il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana, al cui interno si  produce oltre il 55% del Prodotto Interno Lordo del Paese, siano sempre più costrette a utilizzare portualità non italiane e, soprattutto, vedano sempre più penalizzate e non competitive le proprie attività produttive.

La cosa ancor più grave in questo approccio scioccamente ostracizzante, sta nel fatto che, non rendere possibile questa nuova caratterizzazione logistica di questi porti, significa di fatto annullare tutti i vantaggi prodotti proprio da porti, non più solo legati al transhipment, ma legati, anche e soprattutto, alla capacità di trasferire determinate attività e funzioni  in aree interportuali, in aree logistiche, esaltando così i vantaggi generati proprio dalle attività di manipolazione, di stoccaggio e di commercializzazione delle merci.  Più preoccupante ancora risulta essere l’intimidazione dell’Onorevole Zolezzi sull’amianto; l’Onorevole sono certo sia a conoscenza del fatto che realizzando una galleria di 39 chilometri, quale quella del Terzo Valico, come d’altra parte realizzando valichi come il Brennero, il Gottardo e il nuovo tunnel sull’asse Torino – Lione,  sia probabile e prevedibile incontrare vene di amianto, ma nel caso di tale eventualità le tecniche moderne prevedono procedure e consentono soluzioni assolutamente prive di ogni rischio alla salute. Dire no allo sviluppo integrato, come fa il Movimento 5 Stelle, resuscitando fantasmi pseudoambientalisti, significa unicamente continuare a ragionare come una forza di opposizione e non candidarsi al governo delle “cose” del Paese. Una scelta furba, per dare continuità alla disuguaglianza ed  alla sperequazione territoriale, humus florido per alimentare il dissenso politico e prendere voti, una scelta furba la cui sterilità democratica è sotto gli occhi di tutti.

1 comment

  1. Magari fossero fantasmi pseudoambientalisti!
    Magari fossero anche solo fantasmi, magari fossero anche solo pseudoambientalisti.
    Qui alcuni morti viventi stanno imponendo un principio di contraddizione alle nostre intelligenze che per fortuna ancora riusciamo a riconoscere.
    Ma per quanto acora tempo si potrà resistere?

    "Mi piace"

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