Chi si interroga sul comprare o meno una casa, compie nel suo piccolo un’analisi costi benefici. Valuta le proprie entrate, la certezza degli stipendi, i propri risparmi, si informa sulle rate mensili, valuta il quartiere, il vicino di pianerottolo, le altre spese condominiali, fa una valutazione del costo opportunità di un affitto: valuta cioè la convenienza ad un sacrificio di risorse nell’immediato, per ottenere, per sé nel tempo o per i propri figli, la proprietà ed il possesso di un appartamento, anche come garanzia per il futuro o di problemi di salute che dovessero presentarsi. Questo signore va quindi in banca e stipula un mutuo. Il suo stato patrimoniale si modifica così come il suo bilancio di cassa.
Un investimento pubblico funziona più o meno nello stesso modo, almeno nelle economie occidentali, c’è infatti uno scenario economico, le ordinarie aspettative di vita, c’è un progetto, che sia esso una ferrovia, un gasdotto, una rete elettrica, un ospedale, un asilo nido, c’è un costo da valutare in riferimento ai benefici di cassa ed a quelli economici che sono possibili proprio con quell’investimento, c’è un tasso di interesse da pagare oltre la restituzione del capitale, c’è un arco temporale di durata dell’iscrizione di quel prestito nel libro dei debiti dello Stato.
Tra i due scenari c’è solo una differenza che apparentemente può sembrare piccola: quel signore ha una visione limitata della vita, un arco temporale di aspettativa di vita ed è mortale, lo Stato non lo è, lo Stato sopravvive a sé stesso.
Recentemente si è parlato a lungo sulla necessità di rivedere le analisi costi benefici di progetti già avviati e già sottoposti a valutazioni e che al momento sono ancora in costruzione. È come se quel signore di cui sopra dopo aver fatto tutte le sue valutazioni, essersi esposto con le banche firmando i mutui, essersi convinto che sì proprio quella era la casa che aveva sempre desiderato, stia, nel momento in cui già ci vive, rivedendo i suoi propri passi, decidendo di nuovo su quelle variabili che gli avevano fatto fare quella scelta di investimento. A ben vedere chi sarebbe tanto suicida, dopo aver preso una decisione così importante, da restituire il mutuo, pagare comunque il muratore per piccoli lavori, cambiare il proprio progetto di vita? Solo un fatto gravissimo o un evento che non era stato preso in considerazione, come un terremoto, un’alluvione, una catastrofe naturale.
Ecco, lo Stato si sta comportando sul gasdotto TAP, sulla Torino – Lione, sul Terzo Valico dei Giovi, oggi e domani chissà su cosa, esattamente come questo indeciso ed improvvido signore.
Solo che questo signore decide solo per sé ed al massimo per i suoi cari, lo Stato decide per tutti.
È legittimo che, chi si assume protempore la responsabilità collettiva, chi è democraticamente eletto possa e decida di impostare uno sviluppo economico dei territori su altre priorità, preferendo altri tipi di investimento o, addirittura, di preferire di non fare nessun investimento, ma di destinare i fondi pubblici al solo consumo.
Ma, ed è qui il punto, non credano i politici giallo verdi che devono fare delle scelte di essere accompagnati e confortati nella loro visione del mondo dalle salvifiche analisi costi benefici: queste, infatti, dettagliano quanti cittadini potranno usufruire di un servizio di trasporto piuttosto che di un altro, oppure quante merci possono essere fatte transitare in un punto piuttosto che in un altro, ma non sono certamente esaustive.
Il prezzo ombra dell’investimento pubblico rimane l’unico vero criterio utilizzabile per operare in un sistema di scelte: lo Stato, cioè, ha il potere di stabilire non solo cosa è più conveniente scegliere (un asilo nido o una ferrovia), ma anche lo scenario economico nel quale collocare gli obiettivi di sviluppo che si è posto, il sentiero di crescita, l’idea di sviluppo che la classe politica protempore intende dare a quello Stato ed a quella collettività. Nel caso dell’Italia poi è da sottolineare come di sentieri stretti sia cosparsa tutta la struttura del debito pubblico, anche quella “storica” del momento in cui sono state assunte quelle decisioni di investimento per la Torino – Lione, per il terzo Valico e per tutti gli investimenti in corso, compresi gli asili nido. All’epoca della decisione sulla definitiva realizzazione della Torino – Lione, nel 2014, il valore dell’investimento pubblico era comunque alto ed, a ben vedere, tutti gli investimenti che oggi sono in corso hanno un impegno scritto nei libri del debito dello Stato. Proprio per la sua storica composizione quindi, il costo opportunità di quegli investimenti ha un valore altissimo, questo Paese, questa collettività ha scelto di fare quelle opere, ha attribuito un peso, un prezzo ombra, un valore opportunità proprio a quegli investimenti, perché ne ha valutato le opportunità, ne ha descritto sentieri di sviluppo economico. Quel prezzo ombra che non è il prezzo del non fare ma il valore della decisione di fare che sta a monte del non fare e l’importanza attribuita alle conseguenze economiche di quella decisione di indebitamento, rappresenta la variabile che non viene detta, quella di cui non si discute, quella interpretata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze come sostanziale per incrementare occupazione, circolazione di moneta, consumi interni, quella azione necessaria per la sincronizzazione degli investimenti pubblici tra lo sforzo dell’esborso e l’incameramento del gettito fiscale, producendo quell’equilibrio che chiamiamo sviluppo e che è stato fissato come obiettivo collettivo in un’audizione alle Camere del Ministro Tria nel 4% nei prossimi 5 anni.
Ecco perché non basta dire di no, non basta diffidare a fare: è necessario che la classe politica si assuma in prima persona le responsabilità innanzitutto, di raccontarci quale idea ha, se ne ha, dello sviluppo economico e come intendono conseguirlo.
Si racconta che un tempo un seminatore seminava il buon grano poi arrivava un maligno e vicino seminava zizzania.
Poi faceva raccogliere e divideva il grano dalla zizzania.
Il frutto della zizzania lo buttava in un fuoco tenace e eterno e si potevano sentire urla e stridore di denti.
Oggi assistiamo ad un fenomeno inverso.
Prima si semina la zizzania avendo cura di non lasciar spazio per seminare il buon grano.
Per questo al momento di raccogliere ci sarà solo il frutto della zizzania.
C’è chi plaude al fatto che così facendo si risparmia, e non sono pochi!
Per fortuna il fuoco essendo eterno è sempre acceso e la consolazione dei pochi che volevano seminare il buon grano sarà di ascoltare il suono delle urla e dello stridor di denti dell’inevitabile rogo di questa amara catena di zizzania
"Mi piace""Mi piace"
Caro Ercole , hai scritto un articolo bellissimo pieno di contenuti nel quale tuta la Tua esperienza nel settore dei LL.PP. traspare con delicato vigore , così come e’ il Tuo stile . Qualche politico della maggioranza senza nessuna competenza dice che alcune delle più importanti opere pubbliche che insieme siamo riusciti a far decollare devo essere fermate perché e’ trascorso molto tempo dall’ inizio dei lavori e quindi ormai non più di interesse . Voglio solo ricordare a questi saccenti personaggi che con questo principio ogni importante opera pubblica potrebbe solo iniziare e mai finire stante il tempo necessario per la loro realizzazione . Chissà se anche questo elementare concetto possa essere compreso . Non credo si andra’ avanti sempre nel demonizzare il lavoro di chi ha sempre costruito qualcosa . I nostri saccenti politici che ora vogliono bloccare alcune importantissime opere volendo a distanza di annni dall’ inizio dei lavori riesaminare per L’ ennesima volta gli studii relativi ai costi e benefici di alcune opere pubbliche , viaggiano ,grazie al contributo di tante persone di alta professionalita’ , sui treni ad alta velocità’ che permettono ad esempio di raggiungere milano da Roma in meno di tre ore o raggiungere napoli da Roma in meno di un ora . Credo che sia stia giocando con il fuoco . Ciao daniele maltese
"Mi piace""Mi piace"