EVITIAMO DI TORNARE IN PIENA RECESSIONE ANCHE SE NON SARÀ FACILE

Fermiamoci un attimo e ipotizziamo un futuro che rischia di portarci di nuovo alla recessione. In fondo abbiamo vissuto appena due anni con un PIL superiore all’1% (2016 e 2017) e i segnali di questi ultimi mesi, di questi ultimi giorni, ci preannunciano un 2019 con un PIL al di sotto dell’1%. Non entro nel merito della Manovra 2019 perché, anche analizzando tutti i passaggi e tutte le azioni previste, con provvedimenti da prendere solo nel 2019, come, ad esempio, il “Reddito di cittadinanza” o la “abrogazione della Legge Fornero”, non traspare nulla, assolutamente nulla, che possa essere interpretato come azione mirata ad evitare un ritorno ad una fase recessiva. Forse l’unico segnale che lascia ben sperare è contenuto nell’articolo 18, in particolare l’articolo prevede una “struttura di missione”, denominata INVESTITALIA, presso Palazzo Chigi per coordinare gli “investimenti pubblici e privati”. La struttura sarà “alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio”, potrà dotarsi di personale anche al di fuori della pubblica amministrazione e avrà una spesa di 25 milioni di euro “a decorrere dal 2019”. INVESTITALIA sarà istituita con decreto dello stesso premier e opererà anche in raccordo con la Cabina di regia “Strategia Italia” prevista dal Decreto Legge Genova. Si occuperà tra l’altro di “analisi e valutazione di programmi di investimento” sulle infrastrutture e di verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Questo strumento potrebbe tentare un superamento della stasi e dell’assurda cadenza temporale che caratterizza il passaggio da una intuizione progettuale alla concreta fruizione di un’opera. Questo articolo, questo strumento vuole denunciare in modo inequivocabile il fallimento sia della esperienza portata avanti dal Ministro Delrio nella passata Legislatura, con l’annullamento della Legge Obiettivo, con l’azzeramento della Struttura Tecnica di Missione, con il ricorso allo strumento del project review, con la definizione del Decreto Legislativo 50/2016 e 56/2017 (Codice degli Appalti), che delle iniziative avviate proprio in questi primi cinque mesi di Governo dal Ministro Toninelli, con il ricorso all’analisi costi benefici di interventi supportati da rilevanti approfondimenti e approvati in più occasioni, non solo da vari Governi che si sono succeduti nel tempo, ma dai Parlamenti di diverse Legislature e dalla stessa Unione Europea.

In fondo le infrastrutture, soprattutto quelle che rivestono un ruolo addirittura sovra nazionale, non possono essere più relegate alla competenza di un singolo Dicastero. Ci siamo resi conto, forse tardi, che un’opera infrastrutturale coinvolge direttamente oltre alle competenze regionali, quelle del Dicastero dell’Economia e delle Finanze, del Dicastero dell’Ambiente, del Dicastero dei Beni Culturali, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e quindi non ha senso dare corso alla istruttoria di un progetto, alla sua approvazione, annullando la condizione essenziale di una simile operazione che è proprio la unicità e la organicità dell’intero processo.

In fondo la Legge Obiettivo, con la Struttura Tecnica di Missione e con il Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica (DIPE), aveva cercato di dare vita ad una simile finalità ed in fondo aveva ottenuto un grande risultato in termini di attivazione concreta della spesa e di realizzazione delle opere (80 miliardi di euro in dieci anni), ma, oltre alla articolazione delle competenze dei Dicasteri prima richiamati, l’esperienza aveva incontrato un vincolo sostanziale: il pieno dominio decisionale del Dicastero dell’Economia e delle Finanze, sia nella fase di assegnazione delle risorse in occasione della Legge di Stabilità, sia nella fase di inoltro al CIPE delle varie proposte progettuali. In realtà, come più volte ribadito, il vincolo annuale del Ministero dell’Economia e delle Finanze potrebbe essere annullato solo fissando per Legge la quota percentuale del PIL da assegnare alla realizzazione delle infrastrutture strategiche.

Sono sicuro che non avrà vita facile nell’iter approvativo l’articolo 18, quello che istituisce INVESTITALIA, non credo che i vari Ministeri prima richiamati, essendo riferimenti vincolanti  in più sedi come la Conferenza Stato Regioni, la Conferenza dei Servizi, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici,  la Commissione preposta alla Verifica di Impatto Ambientale, siano disposti a perdere o a vedere ridimensionato questo ruolo e, soprattutto, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e, in particolare, la Ragioneria Generale dello Stato forse supporterà questa norma ma poi la svilirà nella sua fase attuativa.

C’è solo una speranza: ritornare alla recessione significa impoverire ulteriormente il Paese e questo non possiamo permettercelo; ci siamo convinti finalmente che la causa dominate debba essere ricercata nel blocco per quattro anni delle opere, nel mancato utilizzo delle risorse comunitarie, sempre negli ultimi quattro anni è stata spesa solo una quota pari all’1,2%, nella crisi drammatica del comparto delle imprese di costruzioni (comparto che partecipa per il 12% alla formazione del PIL) e, quindi, continuare a credere alle politiche del “non fare” significa essere responsabili diretti del crollo irreversibile della nostra economia.

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