L’ESERCIZIO PROVVISORIO: UNO SCENARIO A BREVE TERMINE PER LA TUTELA DEGLI INVESTIMENTI

Solo sette mesi fa l’attuale Vice Presidente del Consiglio Di Maio intervenendo in una manifestazione ad Ostia dichiarò che il Movimento 5 Stelle avrebbe chiesto l’impeachment del Presidente della Repubblica. Il motivo di tale richiesta era motivata dal fatto che il Presidente aveva posto il veto sull’euroscettico Paolo Savona al ministero dell’economia e il tentativo di formare un governo Lega-M5S rischiava di fallire miseramente. Analogo comportamento, anche se meno cruento, lo prende l’attuale Vice Presidente del Consiglio Salvini nella stessa serata anche lui in una manifestazione in Umbria.

Purtroppo noi italiani siamo spesso accomunati da un difetto davvero preoccupante: abbiamo la memoria storica molto corta. Di fronte ad una chiara, motivata e oggettiva denuncia della Commissione europea sulla indifendibilità del Disegno di Legge di Stabilità 2019, dopo una ripetuta dimostrazione degli errori, anche banali, prodotti dall’attuale Governo, non tanto nella elencazione dei provvedimenti necessari, quanto nella previsione della crescita, nel 2019, del Prodotto Interno Lordo, sarà davvero difficile per il Presidente firmare un simile provvedimento e sicuramente il compromesso potrebbe essere cercato tra una manovra ingestibile e dannosa e un esercizio provvisorio. È preferibile vincolare il Governo per un massimo di 4 mesi (quindi fino al 30 aprile) a gestire da solo, mese per mese, l’ordinaria amministrazione (riscuotere le entrate e pagare stipendi, pensioni, debiti), con margini di spesa estremamente ridotti, calibrati in tanti dodicesimi quanti sono i mesi di esercizio provvisorio, oppure dare corso ad un provvedimento che oltre alla bocciatura della Unione Europea subirà forti penalizzazioni dai mercati finanziari?

La mia è solo una ipotesi che se ben approfondita forse non apparrebbe del tutto utopica; invece è assolutamente prevedibile la reazione dei due Vice Presidenti prima richiamati. Ripeterebbero quanto fatto sette mesi fa, cioè chiederebbero l’impeachment del nostro Presidente a seguito della constatazione del  fallimento di ciò che hanno definito “Contratto” ?

Costaterebbero il crollo di tutte le promesse impossibili fatte in campagna elettorale? Dopo le ridicole altalene “No ILVA, Si ILVA”, “No TAP, Si TAP”, “No TAV, Si TAV”, “No Terzo Valico, Si Terzo Valico”, “No AV Brescia Verona Padova, Si AV Brescia Verona Padova”, verrebbero meno anche quelle relative alla abrogazione della Legge Fornero e al “diritto di cittadinanza”? Stavolta non ci sarebbe da considerare solo il consenso degli elettori, ma anche quello della “minoranza silenziosa” che abbiamo visto a Torino.

I quattro mesi di esercizio provvisorio sarebbero invece davvero salutari e, in fondo, eviterebbero anche il fallimento procedurale delle due iniziative promesse prima dette, fornendo un ulteriore alibi; iniziative che i due Schieramenti al Governo hanno deciso di mettere nei futuri provvedimenti collegati perché già coscienti della difficile praticabilità di simili scelte. Tuttavia sono dell’avviso che non perseguiranno un simile comportamento, ma per evitare un vero crollo del consenso sceglieranno al contrario la via della denuncia e dell’attacco pesante nei confronti di chiunque richieda un esercizio provvisorio. Senza dubbio la ipotesi dell’esercizio provvisorio farà immediatamente scattare tutti i ben pensanti, tutti coloro che temono con tale soluzione un blocco di tutti gli investimenti; a quei ben pensanti ricordo che in questi primi sei mesi di Governo, come purtroppo anche negli ultimi quattro anni della passata Legislatura, non è partita nessuna opera. Addirittura, negli ultimi sei mesi l’attuale Governo ha bloccato anche opere già in corso come la Trans Adriatic Pipeline (TAP), il nuovo collegamento ferroviario Torino Lione, il Terzo valico dei Giovi, l’asse ad Alta Velocità Brescia – Verona – Padova. Questo blocco tra l’altro è uno dei motivi per cui i Commissari europei ritengono completamente utopica una crescita del Prodotto Interno Lordo di 1,5% nel 2019. Ed il Ministro delle Infrastrutture, con la reiterazione dei tempi di compilazione dell’analisi costi benefici, sta “suicidando” il Paese.

Non fare o ritardare la realizzazione delle opere per investimenti che già sono conteggiate nel deficit, significa ritardarne i benefici. E la crescita mancata misura anche questo.

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