LA CREDIBILITÀ DI UN PAESE CROLLA NON PER UN ERRORE MEDIATICO MA PER MISURABILI ERRORI GESTIONALI

Non è un fatto mediatico ma una chiara e misurabile lettura della incapacità di governare della attuale maggioranza e della squadra istituzionale. Non sono solo preoccupazioni legate alle dichiarazioni dei singoli Ministri ma una serie di fatti, di decisioni che automaticamente ha convinto i mercati finanziari a spegnere la loro fiducia in un Paese che in questo prima semestre di governo sta trasformando quelle che inizialmente erano solo previsioni fallimentari in concreti errori gestionali. In precedenti blog ho stigmatizzato le negatività presenti in un ricco elenco di investimenti infrastrutturali e, devo essere sincero, non immaginavo che una maggioranza così atipica ma con un supporto numerico in Parlamento così rilevante, non riuscisse a costruire una immagine credibile e non fosse disposta ad ammettere, una volta al Governo, la impossibilità di attuare un programma elettorale privo di ogni consistenza economica e strategica. Una maggiorana così forte avrebbe dovuto chiarie che il quadro programmatico raccontato da ambo le parti in campagna elettorale aveva solo la finalità di aggregare il consenso, mentre l’attuazione di quel quadro imponeva una complessa rilettura critica. Ed allora tento, almeno per le tematiche a me più congeniali, di elencare in modo sintetico gli errori che, per la loro rilevanza, hanno fatto crescere lo spread ed hanno allontanato gli interessi dei mercati finanziari.

Comincio con l’impianto siderurgico dell’ILVA di Taranto; devo ammettere che da sempre sono stato convinto della opportunità di chiudere il centro perché convinto dell’elevato importo degli investimenti necessari per garantire l’abbattimento degli alti livelli di inquinamento e, soprattutto, per i sostanziali cambiamenti delle caratteristiche tecnologiche e per i limitati livelli produttivi possibili. Il Movimento 5 Stelle aveva assicurato il vasto elettorato pugliese che una volta al Governo avrebbe annullato la gara vinta dal gruppo Mittal e avrebbe rivisitato integralmente ogni scelta. Una volta al Governo è stata subito denunciato la illegittimità della procedura di gara e non è stato invece detto apertamente che intendevano annullarla perché non convinti della opportunità di rivedere sostanzialmente le scelte di un’area strategica come quella tarantina. In realtà la denunciata illegittimità procedurale non esisteva ed è emerso così in modo chiaro il primo grande errore decisionale.

Rimanendo sempre in Puglia non posso non prendere come esempio un altro grave errore, come il comportamento seguito per la Trans Adriatic Pipeline (TAP). Il Movimento 5 Stelle in campagna elettorale aveva garantito, sia ai cittadini del Salento che dell’intera Regione pugliese, il blocco immediato dei lavori del gasdotto. Una volta al Governo purtroppo il Movimento 5 Stelle nel mese di ottobre ha dichiarato di aver preso visione di una serie di impegni segreti assunti dai precedenti Governi. Tutto era evidentemente noto da sempre, al punto tale che il nostro Presidente Mattarella aveva confermato nel mese di luglio di questo anno, con un apposito atto formale, con il Presidente dell’Azerbaijan, l’impegno dell’Italia nel portare a compimento nei tempi previsti la realizzazione del gasdotto.

Dobbiamo considerare poi tutta la famiglia delle opere che il Ministro delle Infrastrutture ha bloccato per sottoporle ad una analisi costi benefici, in particolare la nuova linea ferroviaria Torino – Lione, o il nuovo tunnel ferroviario Terzo Valico dei Giovi, o anche l’asse ferroviario ad alta velocità Brescia – Verona – Padova.

L’asse ferroviario Torino – Lione, è esplicativo perché, come già ho avuto modo di dire, tale intervento ha già subito in più occasioni analisi costi benefici, addirittura a scala europea, prima nel 2004 nella definizione del Programma delle Reti Trans European Network (TEN – T) e poi nel 2013 (nel primo aggiornamento sempre delle Reti TEN – T), ma la cosa più triste aver sottovalutato tre elementi: l’opera è supportata per il 40% da risorse comunitarie, l’accordo con la Francia è supportato da una Legge (la numero 71 del 2016) e la attuale linea oltre ad avere standard inadeguati è insicura al punto tale che il Governo francese intende chiuderla nei prossimi mesi. Quindi la scelta della nuova linea diventa una scelta obbligata e l’attuale blocco rappresenta solo un grave danno erariale; un danno che prima o poi qualcuno richiederà ai membri dell’attuale Governo,

Per quanto concerne poi il Terzo Valico dei Giovi ricordo che tale opera fa parte di un segmento del Corridoio comunitario Rotterdam – Genova e come tale ha subito gli approfondimenti adeguati durante la fase istruttoria delle opere da inserire nel richiamato Programma delle Reti Ten – T. Trattasi in realtà di una galleria lunga 39 chilometri che consente un accesso diretto della rete ferroviaria al porto di Genova e ne consente una interazione funzionale non solo con l’area padana in cui si genera oltre il 55% del nostro Prodotto Interno Lordo ma, grazie ai valichi del Sempione, del San Gottardo, con l’intera area centrale della Unione Europea. Anche in questo caso il blocco dell’avanzamento dei lavori in corso produce un forte danno all’erario ed una crisi occupazionale in una area, quella genovese, che attualmente, dopo il crollo del ponte Morandi, vive un preoccupante blocco della crescita.

In merito all’asse ferroviario ad alta velocità Brescia – Verona – Padova, anche in questo caso, trattandosi di un segmento presente sul Corridoio comunitario, definito spina dorsale della Unione Europea (Corridoio Algesiraz – Kief), subisce gli stessi approfondimenti seguiti su tutte le opere inserite nel Programma delle Reti TEN – T (approfondimenti durati sia nella prima edizione che nella seconda oltre due anni). Per queste opere, in particolare per le tratte Brescia – Verona e Verona – Vicenza, è già ha stata data approvazione finale dal CIPE e sono in corso già le attività di esproprio e quindi siamo in presenza di un vero blocco all’avanzamento di un processo realizzativo.

Già questi esempi possono essere esplicativi riferimenti portanti del crollo della credibilità dell’attuale Governo; sono riferimenti ancora più forti e più incisivi della mancata presenza nel Disegno di Legge di Stabilità rispetto a quanto potrebbero essere i provvedimenti relativi alla abrogazione della Legge Fornero e del “reddito di cittadinanza”. Anche nei casi prima riportati evidentemente si ripeterà la stessa liturgia vissuta per i due casi pugliesi e anche in questo caso si invocheranno accordi segreti che se non rispettati produrrebbero gravi danni.

Rimane ora solo una speranza che questa grave assenza di credibilità non duri a lungo; dobbiamo evitare infatti che i danni creati in questi primi sei mesi diventino irreversibili ed il nostro Paese perda in pochissimo tempo il suo ruolo, il suo peso nell’assetto produttivo internazionale.

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