VERSO UNA ROTTURA DELLA COMPAGINE DI GOVERNO

Il Vice Presidente del Consiglio Salvini ripete sempre che qualsiasi risultato positivo per la Lega nelle varie verifiche elettorali a scala regionale o nazionale o europea non lo convincerà ad un abbandono dell’attuale alleanza con il Movimento 5 Stelle. Allo stato attuale sembra difficile il ricorso a motivazioni mirate ad incrinare l’attuale esperienza di Governo. Ha ragione Salvini, non sarà certo lui a provocare la crisi perché, in fondo, in questo modo, con questa sua comoda collocazione ottiene due distinti risultati:

  • cresce come Lega a livello territoriale
  • si rafforza sempre più all’interno del Governo

Era entrato con un consenso elettorale del 17% ora vola verso una soglia superiore al 35%.

Sarà invece il Movimento 5 Stelle ad abbandonare questa esperienza perché ha capito che questa alleanza fa crescere solo la Lega e, cosa davvero strana, il risultato ottenuto varando la norma sul “reddito di cittadinanza” non ha prodotto una sostanziale crescita del Movimento.

Tutti coloro che fanno parte della direzione del Movimento 5 Stelle stanno capendo, dopo otto mesi di esperienza governativa, che il DNA del Movimento non è conciliabile con un ruolo e con una funzione tipicamente governativa. Il Movimento, d’altra parte, non accetta compromessi e la innata carica radicale lo caratterizza e lo caratterizzerà sempre come schieramento di opposizione, come tipico schieramento del “NO”. La discutibile logica del cosiddetto “contratto” si configura in realtà come vincolo reciproco per non “rompere una anomala esperienza comune”, niente di più. Ora però siamo arrivati alla fine di questo inconcepibile accordo. Il motivo non è legato assolutamente ai risultati elettorali della Regione Abruzzo ma a due scelte, a due decisioni che, a mio avviso, sarà impossibile prendere a scala governativa: la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino – Lione e l’avvio dell’autonomia nelle tre Regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna.

La decisione sulla Torino – Lione non è superabile invocando o interpretando quanto previsto nel “contratto”; il Movimento 5 Stelle ormai ha ceduto tutto e, soprattutto, ha azzerato tutti gli impegni assunti in campagna elettorale e cedere sulla Torino – Lione significa tornare alla soglia fisiologica del Movimento, cioè scendere ad una percentuale non superiore al 15%. Per questo motivo il Movimento preferirà sottoporre al Parlamento la scelta e in quella sede, utilizzando l’abrogazione delle due Leggi (la 71/2014 e la 1/2017), dimostrare alla base elettorale che purtroppo la continuità dell’opera è emersa da una chiara volontà parlamentare e il distinto comportamento della Lega porterà automaticamente ad una uscita del Movimento dalla compagine di Governo.

L’avvio della “autonomia” nelle tre Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Una scelta strategica che se analizzata attentamente è davvero rivoluzionaria. Le funzioni che lo Stato trasferirà alle tre Regioni sull’autonomia differenziata saranno finanziate in base ai fabbisogni standard. Ma non da subito. Si partirà dalla spesa storica, quindi da quanto speso dallo Stato nella singola Regione per finanziare le funzioni finanziate o trasferite, per poi approdare gradualmente ai nuovi parametri di costo «virtuoso» che dovranno essere determinati entro un anno dalle intese con le Regioni. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare la bozza delle intese che poi dovranno essere trasposte in una proposta di legge da far approvare dalle camere a maggioranza assoluta (procedura rafforzata). Sarà impossibile superare alcune tensioni interne nella maggioranza di Governo dove le istanze più autonomiste della Lega sono antitetiche alla sensibilità «centralista» del Movimento 5 Stelle. Toccherà a Giuseppe Conte fare sintesi e il premier sembra esserne già consapevole.  Il Presidente Conte ha rassicurato che le intese con Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna non andranno a sottrarre nulla al Sud. «Andremo a riconoscere alcune specifiche competenze di regioni del Nord che sono in condizione di rivendicare queste competenze. Avremo modo di non pregiudicare l’amministrazione dell’intero Stato e se necessario riequilibreremo con meccanismi di solidarietà un eventuale pregiudizio di alcune regioni».

Oltre al nodo risorse, quello decisivo sarà sul numero delle competenze da trasferire. Veneto e Lombardia chiedono tutte e 23 le competenze potenzialmente trasferibili. L’Emilia-Romagna si accontenta invece di un’autonomia light limitata a 15 materie. Nessuno ricorda però la forza di queste tre Regioni: partecipano fino al 45% nella formazione del PIL e al loro interno si movimenta oltre il 40% delle merci dell’intero Paese. Trasferendo queste competenze significa creare una macroregione dominante, significa creare uno Stato nello Stato. Una scelta che non può essere superata con dichiarazioni del Presidente del Consiglio, una scelta che il Movimento 5 Stelle non può prendere perché annullerebbe quell’assetto geografico che si è venuto a creare dopo le lezioni del 4 marzo 2018: il centro sud al Movimento 5 Stelle e il Nord alla Lega. Incrinare questo discutibile equilibrio territoriale significa annullare la faticosa ascesa dell’intero Movimento.

1 comment

  1. Il governo e’ ormai al capolinea . La preoccupazione e’ che con nuove elezioni e la vittoria del centro destra il paese non ripartira’ prima di un anno . Non so se possiamo permetteci un altro anno di attesa . La situazione economica ogni giorno peggiora sempre di più ed il nostro settore e’ in attesa di immediate risposte . Ciao daniele maltese

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