LA GRANDE DISTRAZIONE DI STATO

Mi sto pian piano convincendo che il confronto – scontro sulla nuova linea ferroviaria Torino – Lione sia un ottimo tema per distrarre l’opinione pubblica, per distrarre il Paese sulle gravi emergenze che il Governo non sa come affrontare, non sa come superare. È infatti banale ed è anche ridicolo quello che è successo in questi ultimi mesi su questo tema.

È solo paradossale, ad esempio, nominare una commissione di sei persone di cui cinque convinti delle tesi contrarie alla Torino – Lione e, addirittura, sostenitori dei cosiddetti NO TAV.

È solo paradossale che il Ministro della Giustizia intervenendo in una trasmissione televisiva abbia dichiarato che sulla Torino – Lione potranno andare solo le merci, che l’opera costerà all’Italia 20 miliardi e che per realizzare un simile progetto occorreranno almeno trenta anni.

È solo paradossale che la intera compagine di Governo abbia dimenticato che l’opera è supportata da due distinte Leggi: la Legge 71 del 2014 e la 1 del 2017 e quindi tutte le ipotesi di blocco dell’opera dovevano prima essere supportate da una abrogazione delle due Leggi.

È solo paradossale che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli non abbia, prima di prendere ogni iniziativa, ritenuto opportuno informare il Parlamento in quanto stava avviando un processo che rivisitava un progetto approvato, ripeto, per Legge.

È solo paradossale che si sia sottovalutata la incompatibilità del Professor Ponti per il suo ruolo di consulente, con la sua società TRT (Trasporti e Territorio), dell’Ufficio federale svizzero con la finalità di collezionare dati e informazioni da rendere disponibili al Comitato di trasporto terrestre Europa – Svizzera. Essendo il sistema dei valichi dell’arco alpino molto simile ad un sistema di reti idriche il blocco di un canale canalizza automaticamente i flussi verso altri Corridoi e quindi annullare la Torino Lione significa canalizzare su ferrovia le merci attraverso la Svizzera.

È solo paradossale che un Ministro della Repubblica imponga ad una Società privata, la TELT, preposta alla realizzazione ed alla gestione del nuovo asse ferroviario Torino – Lione, il blocco delle gare di appalto internazionali per un importo pari a circa 3 miliardi di euro.

È solo paradossale che il Governo italiano si assuma la responsabilità di perdere un contributo comunitario di 300 milioni di euro per la realizzazione di un’opera che ha una rilevanza strategica nazionale e comunitaria

È solo paradossale che un gruppo di tecnici impegnato nella redazione di una analisi costi benefici produca un documento finale e lo approvi a maggioranza. L’analisi costi benefici dovrebbe essere un atto oggettivo e non dovrebbe ammettere schieramenti o pregiudizi. In realtà l’analisi effettuata serviva solo a motivare una scelta di uno schieramento politico che ha fatto del movimento “NO TAV” un riferimento portante del proprio tessuto elettorale

È solo paradossale che il Governo dimentichi la sofferta analisi, durata più di trenta anni, che ha portato alla scelta del Corridoio e alla scelta del nuovo valico; una scelta che ha tenuto conto di tutti i vantaggi, di tutti i costi e di tutte le convenienze dirette ed indirette che non l’Italia, non il Piemonte ma l’Europa avrebbe ottenuto. Una scelta che non può in nessun modo sottostare ad una banale comparazione di costi e di benefici perché la scelta strategica ha una misura temporale e strategica che si colloca al di fuori di ogni prospettazione. Il tunnel sotto la Manica appena realizzato e per i primi 30 anni fu considerato fallimentare oggi produce convenienze. Sono scelte che superano la misera logica dei bilanci.

È solo paradossale che il Governo non sappia che annullando la realizzazione di questo segmento si compromette la realizzazione di un corridoio che attraversa il nostro Paese in un territorio, quello delle Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, in cui si produce oltre il 52% del PIL e si movimenta oltre il 62% delle merci. Un territorio in cui ci sono HUB logistici come Novara, Padova, Verona

È solo paradossale che uno schieramento come il Movimento 5 Stelle difenda la produzione di anidride carbonica; per tale Movimento è meglio mandare le merci su strada perché producono ricchezza per lo Stato attraverso le accise e producono ricchezza per i concessionari autostradali. Questa è una motivazione davvero difficile da comprendere perché tutti i Paesi del mondo perseguono due obiettivi chiave:

  • Trasferire le merci dalla strada alle ferrovie perché il costo da congestione ha superato solo in Italia ed in modo particolare nelle Regioni attraversate dal Corridoio Mediterraneo oltre i 3,5 miliardi euro all’anno
  • Abbattere il forte inquinamento atmosferico soprattutto da CO2 e particolato

È solo paradossale che la nostra memoria storica corta dimentichi che per ben due volte nel nostro Paese è stata annullata per Legge la realizzazione del sistema ad Alta Velocità e per questa folle azione politica un progetto concepito nel 1991 è diventato funzionale, almeno sull’asse Torino – Milano – Roma  – Napoli, solo dopo 25 anni. Oggi stiamo tutti rimpiangendo gli anni persi e stiamo capendo quanto sia incosciente l’operato di chi è miope, di chi non è in grado di misurare ciò che una volta chiamavamo futuro

Appare allora evidente che non è possibile che il Governo possa commettere questa serie di errori inconcepibili, possa caricarsi di simili indifendibili responsabilità; invece questo scontro, come detto all’inizio, nasconde problemi molto più gravi come il fallimento delle scelte legate all’intero comparto economico – finanziario. Mi riferisco in particolare alla difficoltà di garantire nel tempo le risorse necessarie per dare attuazione alla norma sul “diritto di cittadinanza” e sulla cosiddetta “quota cento”; oppure alla preoccupante corsa di tre Regioni, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, ad avviare un processo di autonomia che, a mio avvio, a differenza dello scontro sulla nuova linea Torino – Lione, porterà prima o poi alla crisi dell’attuale Governo, ma ancora più preoccupante penso sia la scadenza del 10 aprile prossimo, data in cui bisognerà presentare in Parlamento il Documento di Economia e Finanza (DEF) e non sarà facile nascondere come il Paese potrà affrontare le “norme di salvaguardia” necessarie per evitare un  aumento rilevante dell’IVA e come potrà onorare nel 2020 gli impegni legati al “diritto di cittadinanza” ed al “quota cento” e infine, siccome in base al Decreto Legislativo 93 del 2016 il bilancio dello Stato non segue più la logica della “competenza” ma quella della “cassa”, per poter implementare le attuali disponibilità di cassa sarà necessario ricorrere ad una nuova manovra finanziaria.

Intanto, mentre queste pesanti scadenze stanno per esplodere l’unico modo per distrarre la base elettorale è proprio quello di ricorrere alla folle esasperazione di una tematica che, mediaticamente, ha la capacità di drogare la base e fornire una immagine del futuro coerente con le aspettative miopi di schieramenti che rincorrono la decrescita e non la crescita del Paese.

1 comment

  1. Come recita un antico proverbio:
    Dove l’aquila Vede il gufo si Acceca.
    Per decenni, e ancora oggi, accecati dall’odio verso chi aveva visto, vorrebbero far passare per ciechi chi vede.
    👀

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