La TAV forse porterà alla rottura dell’attuale compagine perché il Movimento 5 Stelle da sempre è stato contrario all’opera ed il ricorso al contratto è servito solo per rinviare nel tempo gli scontri e le impossibili condivisioni. Un matrimonio d’interesse supportato solo dalla voglia di governare costi quel che costi.
L’autonomia regionale, vecchio amore della Lega, non è stata sin dall’inizio una scelta condivisa ed accettata dal Movimento 5 Stelle e forse più che la TAV porterà alla rottura e alla crisi irreversibile del Governo, Anche in questo caso il contratto era servito solo per denunciare impegni sapendo che non sarebbero stati mai onorati.
Il “reddito di cittadinanza” e il “quota cento” due obiettivi bilanciati non rinviabili in quanto bandiere dei due schieramenti e unica chiave capace di motivare la concretezza dell’atto programmatico. Le norme che hanno vestito i due obiettivi, completamente diversi da quanto raccontato in fase pre elettorale, nella fase applicativa faranno emergere le reciproche negatività e la paura di perdere il consenso li porterà alla rottura ed alla crisi del Governo.
La Legge di Stabilità, concepita solo per garantire i due provvedimenti primi ricordati, fra appena due mesi, in assestamento di bilancio, farà esplodere tutte le assurdità strategiche che l’hanno caratterizzata sin dall’inizio; non possiamo, infatti dimenticare la triste figura fatta fare dalla compagine del Governo al Ministro dell’Economia e delle Finanze quando da una soglia del rapporto deficit – PIL dell’1,4% è dovuto passare ad una soglia del 2,4% per poi, dopo la scontata bocciatura della Unione Europea, tornare al 2,04% annullando praticamente tutte le risorse destinate agli investimenti (in realtà nel 2019 solo 3 miliardi) e invocando delle folli ed impraticabili “norme di salvaguardia”. La manovra sbagliata farà impennare ulteriormente la recessione e la unica soluzione, per non perdere ulteriormente consenso, sarà quello di dare la colpa alla Unione Europea e senza ammettere le proprie responsabilità ricorrere ad una crisi di Governo.
Il tema della immigrazione, determinante per la crescita della Lega, con la primavera tornerà a creare i sistematici contrasti fra il Dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti e quello dell’Interno, tornerà, infatti, di moda una scelta che non avremmo mai immaginato: “la chiusura dei porti”; tornerà di moda una scelta antitetica alle normali linee di diritto internazionale relative al salvataggio in mare. Il Movimento 5 Stelle scoprirà che la linea della Lega produce, giorno dopo giorno, un crollo elettorale del Movimento. Un crollo che è emerso in modo chiaro anche a valle della mancata autorizzazione all’iter processuale del Vice Presidente Salvini. Senza dubbio la crisi ha una duplice motivazione: in parte dovuta alla non condivisione del Movimento sulla immunità e in parte sul comportamento del Ministro dell’Interno nei confronti del fenomeno migratorio.
Potrei continuare ad elencare le occasioni che ormai ci distanziano di pochi mesi, forse di giorni, dal collasso della attuale compagine di Governo. La mia oltre ad essere una speranza è una constatazione oggettiva e quando, giustamente, qualcuno ricorda che tutte le coalizioni di Governo sono frutto di compromesso io faccio presente che non si avvia mai una esperienza di governo di un Paese possedendo delle pregiudiziali insuperabili. L’innamoramento del potere fatto a spese degli elettori, la possibilità cioè di presidiare l’intero sotto governo con le classiche logiche clientelari odiate dai due schieramenti in campagna elettorale e attuate subito una volta al potere, sono comportamenti antitetici ad ogni impostazione democratica nella gestione della cosa pubblica. Ora, infatti, o fra qualche mese saremo costretti a subire tutte le negatività che questa triste esperienza di gestione della cosa pubblica ci lascerà.
Per avere un senso della grave responsabilità di chi ci sta governando porto un solo esempio: in dieci mesi nulla è stato fatto per bloccare la grave crisi del comparto delle costruzioni: 620.000 disoccupati, 120.000 imprese fallite, anzi si è ulteriormente bloccata una serie di lavori in corso o di prossimo avvio.
Salvini penso stia capendo che la crescita del consenso può crollare quando si commettano errori nella scelta dei compagni di viaggio; il governo del Paese non può, infatti, rispondere a logiche di potere temporale di uno schieramento privo di lungimiranza strategica.