Come sarebbe bello conoscere in modo dettagliato le risorse realmente disponibili per la realizzazione delle infrastrutture nel Paese e per la gestione dei servizi di trasporto pubblico locale. Purtroppo l’unico dato che conosciamo è quello relativo alla soglia finanziaria realmente disponibile nell’anno in corso e questa soglia è legata a quanto definito il 12 maggio 2016 con il Decreto Legislativo 93. In distinti articoli si precisa:
· Ai fini della predisposizione per ciascuna unità elementare di bilancio, ai fini della gestione e della rendicontazione delle proposte da parte dei responsabili della gestione dei programmi, le previsioni pluriennali di competenza e di cassa, sono formulate mediante la predisposizione di un apposito piano finanziario dei pagamenti (Cronoprogramma), il quale contiene dettagliate indicazioni sui pagamenti che si prevede di effettuare nel periodo di riferimento, distinguendo la quota della dotazione di cassa destinata al pagamento delle somme iscritte in conto residui da quella destinata al pagamento delle somme da iscrivere in conto competenza.
· Le leggi pluriennali di spesa in conto capitale quantificano la spesa complessiva e le quote di competenza attribuite a ciascun anno interessato. Ai sensi dell’articolo 23, comma 1-ter, con la legge di bilancio le suddette quote sono rimodulate in relazione a quanto previsto nel piano finanziario dei pagamenti. · Con riferimento alle somme dovute dallo Stato in relazione all’adempimento di obbligazioni giuridiche perfezionate sono assunti gli impegni di spesa, nei limiti dei pertinenti stanziamenti iscritti in bilancio, con imputazione agli esercizi in cui le obbligazioni sono esigibili, con contestuale, specifica pubblicità nonchè nel rispetto delle leggi vigenti. · Per gli impegni di spesa in conto capitale che prevedono opere o interventi ripartiti in piu’ esercizi si applicano le disposizioni dell’articolo 30, comma 2. 6. Alla chiusura dell’esercizio finanziario il 31 dicembre, nessun impegno può essere assunto a carico dell’esercizio scaduto. |
Queste norme denunciano, in modo inequivocabile, che dal 2016 è possibile dare corso agli investimenti pubblici solo “per cassa” e non “per competenza” quindi nel 2019 è possibile disporre solo di quanto è realmente disponibile nella Legge di Stabilità 2019. Per le infrastrutture l’importo non supera i due miliardi di euro e per quanto concerne il trasporto pubblico locale siamo in presenza di un quadro più preoccupante. Per il trasporto pubblico locale è utile conoscere le caratteristiche dell’intero comparto: in Italia il sistema delle aziende di trasporto pubblico locale e regionale impiega oltre 124.000 addetti, trasporta 5,4 miliardi di passeggeri l’anno e produce un fatturato complessivo (ricavi da traffico e contributi pubblici) di circa 12 miliardi di Euro. Il settore, che è dunque a pieno titolo un settore industriale con un peso specifico rilevante, ruota attorno ad un perno: 60 milioni di persone che con le loro attività tengono acceso il motore economico del Paese. Allo stato attuale sul valore del Fondo Nazionale Trasporti (che vale 4,87 miliardi), grava la ipotesi di un taglio da 300 milioni di euro, che potrebbe abbattersi strutturalmente sulle risorse del settore portandosi via circa il 6% del Fondo. Una eventualità che equivarrebbe a mettere sabbia nel motore di un settore che invece è un volano indispensabile per la crescita anche economica del Paese. Sempre sul fronte degli investimenti ci sono le novità introdotte dal “Piano Strategico nazionale della mobilità sostenibile”, attualmente in fase di approvazione definitiva, che stabilisce i criteri per il riparto e l’utilizzo dei 3,7 miliardi stanziati con la legge di bilancio 2017 nel periodo 2019-2033, ovvero la totalità delle risorse statali per i prossimi anni per il rinnovo del parco autobus. A queste si aggiungono le risorse disponibili per gli interventi sulla rete metropolitana, sulle tranvie, sul materiale rotabile delle linee ferroviarie regionali e sulle flotte che operano servizi di trasporto locale. L’ammontare complessivo è consistente: 2,5 miliardi di euro l’anno su un orizzonte temporale di circa 8 anni per le infrastrutture per il trasporto rapido di massa e fino al 2033 per tutto il materiale rotabile. Si tratta di volumi importanti in grado di attivare impatti economici e occupazionali significativi. Una tale iniezione annua di risorse potrebbe infatti produrre valore aggiunto per circa 3,8 miliardi di euro l’anno, pari allo 0,2% del PIL, contribuendo a creare circa 99 mila unità di lavoro aggiuntive, 0,4% dell’occupazione totale.
Purtroppo tutte queste previsioni, anche quelle legate agli investimenti nel comparto delle metropolitane, sulle tramvie, non sono vere perché devono sottostare alla logica esposta prima sinteticamente della gestione “per cassa” delle risorse.
Ed allora nel corrente anno, cioè nel 2019, assisteremo ad un prolungato ritardo nell’approvazione dei progetti da parte del CIPE; saremo spettatori di una tecnica analoga a quella sperimentata dal 2015 in poi e, cosa ancora più grave, a partire dal mese di giugno avremo problemi nell’avvio dei lavori sulle reti metropolitane e, addirittura, assisteremo a forme di pagamento parziale degli stipendi dei dipendenti del trasporto pubblico locale.
Le risorse quelle realmente disponibili “per cassa” sono state utilizzate integralmente per onorare le due operazioni legate al matrimonio tra il Movimento 5 Stelle e la Lega: il diritto di cittadinanza e il quota 100.
Se il Governo avesse il coraggio di raccontarci queste verità penso accetteremmo meglio questa ormai ripetitiva assenza di azioni pubbliche, in realtà scatterebbe una fisiologica rassegnazione ed una naturale disponibilità a vivere questa crisi socio economica coscienti che solo un simile fallimento potrà davvero generare la fine di questa triste esperienza istituzionale.
Nel Documento di Economia e Finanza (DEF) che il Governo dovrà varare il prossimo 10 aprile sicuramente non sarà possibile apprendere questa grave assenza di cassa e continueremo ad assistere alla melina che, in termini di spesa pubblica, caratterizza ormai quasi da un anno l’attuale Governo. Rimarranno solo aperti e funzionanti tanti tavoli tra Governo e ANCE, Confindustria e Sindacati per dibattere sul nulla e condividere le azioni da intraprendere in un futuro sempre più lontano. La cosa grave è che questo non è pessimismo ma inconfutabile analisi dell’operato dell’attuale coalizione di Governo.
Tanti tavoli e tanti proclami… pochi cantieri !
"Mi piace""Mi piace"