Abbiamo letto con grande preoccupazione la decisione del Governo di ridurre di circa 300 milioni di euro lo stanziamento dello Stato per il ripiano del disavanzo del trasporto pubblico locale. Infatti “La legge di bilancio 2019 – ricordano le organizzazioni sindacali – ha accantonato, dichiarandoli indisponibili, 2 miliardi di euro provenienti da vari capitoli, in particolare 300 milioni dal Fondo Nazionale per il Trasporto Pubblico Locale. Nei giorni scorsi lo stesso Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha prima affermato che i 300 milioni erano stati sbloccati e ha poi emesso il decreto che liquida alle Regioni la prima tranche, pari all’80%, del Fondo Nazionale“.
“Siamo molto preoccupati – spiegano infine Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti, Ugl e Faisa Cisal – in quanto i 2 miliardi servono a riequilibrare sbilanciamenti degli andamenti tendenziali di finanza pubblica, eventualmente rilevati in sede di monitoraggio a luglio prossimo, con la conseguenza che, nei bilanci delle Regioni, si creerebbero minori entrate per onorare i contratti di servizio in corso del trasporto pubblico locale”.
Voglio solo ricordare per grandi numeri l’incidenza del costo del trasporto pubblico locale: circa 8 miliardi di euro e lo Stato ne copre circa 4,5 miliardi di euro imponendo come condizione che le Aziende di trasporto locali recuperino almeno il 35% con i proventi del traffico. Togliere una quota di 300 milioni su un valore globale di circa 4,5 miliardi significa, in molti casi, mettere in crisi i bilanci di diverse Aziende e comporta, nel migliore dei casi, una riduzione sostanziale del numero di corse / giorno creando disservizi davvero rilevanti soprattutto per aree urbane con elevata domanda di trasporto.
Cosa significa limitare questa offerta di servizi:
- per le grandi aree metropolitane del Paese il costo da congestione ha superato nel 2018 i 10 miliardi di euro, solo Roma ha superato abbondantemente l’importo di 1,5 miliardi di euro
- sempre per le grandi e medie realtà urbane, in cui si concentra oltre il 45% degli abitanti del Paese, la incidentalità ha superato la percentuale del 70% del totale degli incidenti registrati raggiungendo la soglia dei 200.000 incidenti e il numero dei morti ha superato le 1.100 unità (siamo in realtà di fronte ad un dato che, anche se migliore rispetto a quello degli anni ’80, ha superato il numero di 68 vittime per milione di abitanti)
- per le realtà urbane il trasporto privato comporta tassi di inquinamento sempre più elevati sia per la emissione di CO2 che per l’emissione diparticelle sospese allo stato solido o liquido, che a causa delle loro piccole dimensioni restano sospese in atmosfera (particolato) producendo gravi danni al sistema respiratorio.
Significa, in realtà, incrementare davvero gli indicatori negativi che compromettono ciò che definiamo “la qualità della vita” e che in realtà dovremmo definire gli indicatori che incrinano sistematicamente la vita stessa. Questa limitazione nella offerta di trasporto pubblico locale quindi produce un risparmio di 300 milioni di euro ed un contestuale danno per l’economia delle famiglie italiane di circa 7,2 miliardi di euro.
Molti penseranno che questo ultimo dato lo abbia invocato solo per amplificare la notizia, per rendere macroscopica la dimensione del danno, invece, purtroppo, è una cifra ampiamente difendibile: infatti le famiglie italiane spendono annualmente per il trasporto pubblico locale circa 48 miliardi di euro, la riduzione di circa il 7% della offerta di trasporto pubblico locale comporterà:
- l’aumento del ricorso all’utilizzo del mezzo privato
- l’aumento dei tempi di percorrenza negli spostamenti casa – lavoro
- l’aumento della incidentalità
- l’aumento dei costi legati alle spese collegate (parcheggio, rischi contravvenzioni, ecc.)
La sommatoria di tali onri incide per oltre il 15% sui costi globali delle famiglie, cioè circa 7,2 miliardi di euro. Sicuramente l’approfondimento dei vari dati, dei vari indicatori porterà ad un valore inferiore, forse il danno per le famiglie si attesterà su un valore non superiore ai 6 miliardi di euro, ma anche di fronte ad un simile dato scatta automaticamente un interrogativo: come mai non il Ministro Toninelli e coloro che sono i suoi diretti assistenti, i suoi esperti nella definizione e nella gestione delle scelte, non abbiamo denunciato una simile grave negatività? E come mai il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non abbia fatto presente al Ministero dell’Economia e delle Finanze che questa scelta non poteva essere annoverata tra quelle legate alla “spending review” in quanto produceva un contenimento della “cassa”, ma contestualmente generava oneri diretti ed indiretti immediati ed elevati?
Sono convinto che questa scelta del Governo di ridurre le risorse destinate al ripiano del trasporto pubblico locale non si fermerà all’importo di 300 milioni di euro e nel 2020, tale importo supererà i 600 milioni di euro. Questa possibile assurda scelta coinvolgerà essenzialmente le realtà urbane minori in quanto in tal modo si limiterà il dissenso delle popolazioni ed ancora una volta si penalizzeranno le realtà urbane del Mezzogiorno del Paese.
Queste poche considerazioni testimoniano che basterebbe davvero poco per evitare quegli errori che producono danni nell’economia delle famiglie, nell’economia del Paese.
inconscienti sono e le mostrano ogni giorno
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