IL 15 LUGLIO IN UN PAESE CIVILE CI SAREBBE STATA LA CRISI DI GOVERNO

Il 15 luglio ci sono state dichiarazioni che, se lette non superficialmente, denunciano, in modo inequivocabile, l’apertura di una crisi formale. Sono dichiarazioni che in passato, quando ancora nel nostro Paese c’era un senso ed un rispetto dei ruoli e delle competenze istituzionali, portavano automaticamente le parti politiche ad una impossibilità di continuare ad essere all’interno di ciò che chiamiamo Governo.

Se oggi qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze dalle parti sociali ma anticipa dettagli di quella che ritiene debba essere la manovra economica si va sul terreno della scorrettezza istituzionale”. Così il premier Conte sul summit Salvini – parti sociali “ La manovra è fatta qui dal Presidente del Consiglio con il Ministro dell’Economia e gli altri Ministri interessati. Non si fa altrove, non si fa oggi e i tempi li decide il premier” Poi sempre Conte in merito al caso Savoini “Nostre linee guida sono assoluta trasparenza verso gli italiani e assoluta fedeltà agli interessi nazionali” e infine “Non sta bene che ex sottosegretario leghista Siri sia presente a incontri di Governo

Alessandro Di Battista, noto esponente del Movimento 5 Stelle, in merito sempre al caso Savoini precisa: “la difesa del Ministro Salvini è solo ridicola

Il Ministro Di Maio rimane sconcertato dell’incontro tra il sindacato e il Ministro Salvini e precisa: “Se i sindacati vogliono trattare con un indagato per corruzione fuori dal governo invece che con il governo stesso lo prendiamo come un dato. Parlino pure con Siri hanno fatto una scelta di campo. Se il piano della Lega è pronto facciano subito la flat tax. Basta che aiuti le famiglie e non si facciano scherzetti. Basta recite pensiamo a governare”.

Ora mi chiedo, dato per scontato che l’amore del potere, specialmente se posseduto da soggetti che non hanno una storia di governo, è tale da non consentire alle due compagini di governo di – come si diceva una volta – aprire la crisi, cosa possiamo aspettarci dall’attuale compagine in presenza di un tale clima. Come questi tre membri apicali del Governo, due Vice Presidenti del Consiglio ed un Presidente del Consiglio, potranno affrontare in Consiglio dei Ministri, fra soli due mesi, il Documento di Economia e Finanza e fra tre mesi il Disegno di Legge di Stabilità?

Mi meraviglio che il Sindacato, la Confindustria, in genere tutte le parti sociali, continuino ad accettare di partecipare ad incontri formali con il Governo o con parti del Governo; non si accorgono che parlano con interlocutori che ormai hanno come comune denominatore: la sopravvivenza di una esperienza, di puro potere, dei reciproci schieramenti. L’unica cosa positiva è che le reciproche basi elettorali stanno capendo che i due schieramenti una volta al Governo hanno tradito il loro elettorato. Solo pochi esempi: il Movimento 5 Stelle aveva assicurato il “diritto di cittadinanza” (lo ha fatto per Legge ma è risultato un vero fallimento), aveva assicurato il blocco della TAP, della TAV, dell’ILVA, delle tratte AV in costruzione (non è riuscito a mantenere nessun impegno). La Lega aveva assicurato la legge cosiddetta “Quota 100” (lo ha fatto ma i cittadini stanno scoprendo che la Legge Fornero è più vantaggiosa), poi si era impegnata ad attuare la “flat tax” (e finora solo impegni) e la “autonomia differenziata per alcune Regioni del Nord” (e da oltre dieci mesi si susseguono incontri – scontri tra le tre Regioni e i due schieramenti politici). Intanto il tempo passa e in modo quasi matematico la illusione crolla e la delusione cresce. La mia generazione ha scoperto che le evoluzioni negli schieramenti politici, a differenza del passato in cui la organizzazione dei partiti era tale da non consentire crisi immediate e fallimenti sostanziali del consenso, sono repentini. Mai in passato un partito con il 40% sarebbe crollato, in soli cinque anni, al 20%, e, a differenza del passato in cui un partito al Governo si rafforzava elettoralmente perché il cosiddetto “sotto governo” produceva una attività clientelare molto più articolata e diffusa di quella attuale e, soprattutto, perché il partito era presente sul territorio attraverso le cosiddette “sezioni”, oggi il partito al governo è bersaglio sistematico perché le inadempienze programmatiche si trasformano, automaticamente, in un crollo del consenso, una perdita del consenso che cresce proporzionalmente con la durata del Governo stesso.

Questa analisi, questa mia constatazione, forse anche ingenua, sicuramente è stata abbondantemente capita sia dal Movimento 5 Stelle che dalla Lega e, indipendentemente dai risultati ottenuti nella ultima campagna elettorale per le elezioni del Parlamento europeo, entrambe gli schieramenti sanno che i comportamenti e gli errori nella gestione della cosa pubblica allontanano l’elettorato o, ancora peggio, sono causa di una crisi irreversibile di schieramenti anche forti.

Quindi, questa coscienza di una possibile perdita dell’elettorato non credo porterà le attuali due compagini a completare l’attuale legislatura, a restare, cioè, per altri quattro lunghi anni al Governo, perché, in tal modo, regalerebbero non alle attuali forze politiche di sinistra e di destra una occasione per crescere, ma a forze a schieramenti attualmente ancora inesistenti che, come i No TAV, come i No TAP, come i No ILVA, ecc. crescono grazie al comune denominatore caratterizzato proprio dal dissenso nei confronti di chi governa.

2 commenti

  1. Due
    domande: in quanti anni il PD di Matteo Renzi è passato dal 38 al 18? Solo per informazione. Perché questa rubrica nata come tecnica e’ divenuta solo politica? Piero Onofri

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