Non possiamo assolutamente non ricordare le responsabilità di chi ha praticamente bloccato per quindici mesi la crescita del nostro Paese; non possiamo giustamente cercare con la massima urgenza una verifica elettorale senza però non fissare per un attimo alcuni passaggi che, a mio avviso, testimoniamo le gravi leggerezze di chi aveva accettato un compromesso con uno schieramento che basava la propria linea strategica su alcuni punti chiave ritenuti immodificabili; li ricordo qui sinteticamente: il blocco del nuovo asse ferroviario Torino – Lione, il blocco delle opere ferroviarie ad alta velocità come il collegamento Milano – Genova (Terzo Valico dei Giovi), il collegamento Brescia – Verona – Padova, il blocco della Trans Adriatic Pipeline (TAP), il blocco del centro siderurgico di Taranto. Per ognuno di tali interventi però il Movimento 5 Stelle, nella passata Legislatura e nella campagna elettorale del marzo 2018, aveva dedicato specifiche battaglie con ampi documenti e con dettagliate motivazioni attraverso le quali si dichiarava in modo inequivocabile che tali finalità, una volta al Governo, sarebbero state attuate. Quindi la Lega e il suo leader Matteo Salvini sapevano che, unendosi con uno schieramento che nel suo DNA conteneva delle linee ideologiche completamente antitetiche a quelle in più occasioni prospettate dalla Lega, davano vita ad un Governo incapace di garantire risultati validi. Ed è stato così che sin dal primo momento abbiamo assistito ad un continuo scontro, una continua e sistematica contrapposizione e, purtroppo, ciò che è più grave un giornaliero ricorso al compromesso: si al “reddito di cittadinanza” a condizione del sì al “quota 100”, sì alla “riforma della giustizia” a condizione del sì al “decreto legge sulla sicurezza” e tutti questi compromessi, davvero antitetici ad ogni logica democratica, inseriti in uno strumento definito “contratto”.
Il ricorso a questo assurdo strumento è forse l’atto che ricorderemo in futuro come la forma patologica più grave di questo esperimento istituzionale inqualificabile. Un esperimento però che, a mio avvio, vede come massimo responsabile proprio Matteo Salvini in quanto sin dall’inizio consapevole di dover convivere con un Movimento portatore di finalità che avrebbero reso ingovernabile il Paese e, cosa ancor più grave, avrebbero prodotto il crollo economico del Paese. Salvini sapeva che nel Programma di Governo erano in realtà previsti per la realizzazione di infrastrutture nel triennio 2018 – 2020 solo 11 miliardi di cui solo 4 miliardi nel 2018 e quindi sapeva benissimo che in tal modo il Movimento 5 Stelle aveva chiaramente raggiunto uno dei principali suoi obiettivi: ridimensionare e in realtà annullare il comparto delle costruzioni in quanto, secondo il Movimento, ambito carico di corrotti. D’altra parte le risorse non potevano essere destinate alle infrastrutture ma andavano assicurate alla attuazione dei due provvedimenti “bandiera”: il “reddito di cittadinanza” e “il quota 100”; due provvedimenti che annualmente assorbivano oltre 13 miliardi di euro. Due provvedimenti che, non si ha il coraggio di ammetterlo, si sono verificati del tutto fallimentari e sono stati trasformati in legge solo per testimoniare il reciproco impegno politico: uno del Movimento 5 Stelle e l’altro della Lega.
Sarebbe bello che in questi prossimi giorni di campagna elettorale il leader della Lega si scusasse con coloro che sin dall’inizio della sua esperienza di Governo avevano in più occasioni ricordato e denunciato che la compagine giallo verde avrebbe prodotto solo un grave fallimento. Invece Salvini ha creduto nelle previsioni e negli annunci del Presidente Conte: ”il 2019 sarà un anno bellissimo” o a quelli del Ministro Tria: “nel 2019 il Prodotto Interno Lordo raggiungerà la soglia dell’1% e forse quella dell’1,5%”. Anche gli atteggiamenti critici, sempre del Ministro Salvini, con l’Unione Europea proprio in merito alla manovra del 2019 si sono rivelati praticamente inesistenti nel momento in cui, per evitare il processo di infrazione, il Governo e quindi anche la Lega ha dovuto sottostare ad una manovra bis (la Legge di assestamento di bilancio) di oltre 16 miliardi di euro. Salvini solo un mese fa ha creduto anche al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli che, a valle della seduta del CIPE del 24 luglio scorso, annunciava che “ il CIPE ha deliberato l’avvio concreto di lavori per oltre 50 miliardi di euro”. Un annuncio che sicuramente il Ministro Salvini sapeva benissimo non rispondere al vero; in realtà il CIPE aveva sbloccato solo risorse per 380 milioni e il resto era solo relativo ad impegni programmatici.
Ora penso non sia possibile, o meglio, non sia più consentito compiere errori di percorso o continuare a non ammettere le gravi responsabilità accumulate in un anno di “non governo”, in un anno carico di continui contrapposizioni inutili per dimostrare il possesso di un falso potere. Non sarà d’altra parte facile ricorrere alla comoda giustificazione “il Movimento 5 Stelle ha reso difficile o impossibile ogni azione strategica della Lega”. Una simile giustificazione sarebbe falsa perché bisogna dare atto al Movimento 5 Stelle – questo riconoscimento mi costa molto in quanto non condivido nulla di tale Movimento – di aver sempre, sin dall’inizio, dichiarato i propri obiettivi e gli itinerari per raggiungerli.
Abbiamo perso quindici mesi e questo danno purtroppo peserà su tutte le famiglie italiane, peserà ancora una volta sul mondo della produzione e renderà ancora più difficile la ripresa di un comparto, quello delle costruzioni, ormai vicino al collasso irreversibile; cerchiamo almeno che si evitino in futuro gli errori commessi da chi, pur di governare, aveva sottoscritto un folle contratto, era salito su un treno destinato ad un binario morto
Il fascino perverso della spesa corrente riesce sempre ad annidarsi nella mente di chi ci governa, un virus del consenso facile giustificato con una crescita prevista dai vari Def che si rivelano costantemente sotto le attese e che nel 2020 costerà 1 punto e mezzo di PIL da rifinanziare (pena aumento dell’iva) perché quello reale di prodotto interno lordo non è cresciuto a sufficienza per permettere di coprire quelle misure propagandistiche. Ma come poteva crescere se, per esempio, la spesa pensionistica di quota 100 non solo non crea ricchezza ma la contrae ? Il legislatore mente a sé stesso ma il tempo è tragicamente galantuomo. Eppure basterebbe poco per sterilizzare i 23 miliardi di iva: cancellare 80 euro, quota 100, RDC e ripartire a sangue freddo con una legge di bilancio lungimirante.
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