Il Presidente Boccia, intervenendo all’Assemblea di Assolombarda, ha proposto “un Piano strategico nel comparto delle infrastrutture del valore di 170 miliardi di euro di tale importo 70 miliardi di euro sono risorse già disponibili e 100 potrebbero benissimo derivare come quota parte di un Piano della Unione Europea da 1000 miliardi finanziato con eurobond”. Ed ancora il Presidente Boccia ha ribadito: “bisogna accelerare, ricorrendo ai commissari seguendo lo schema previsto dallo sblocca cantieri”.
Viene allora spontaneo chiedersi come mai il Centro Studi della Confindustria, una volta riferimento chiave per misurare i processi di crisi o di crescita del Paese, non abbia ricordato al Presidente Boccia, prima di una Assemblea così importante, che:
- sui 70 miliardi di euro disponibili sarebbe opportuno effettuare un attento approfondimento soprattutto per scoprire quante di tali risorse sono andate in perenzione o in economia e in quali annualità future tali risorse sono allocate in modo da misurare la reale disponibilità di cassa
- sugli eurobond (ipotetico meccanismo solidale di distribuzione dei debiti a livello europeo attraverso la creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi facenti parte dell’eurozona) gli atteggiamenti dei Governi dell’area euro spaziano dall’appoggio entusiastico allo scetticismo, fino ad arrivare alla netta avversione. Le motivazioni contrarie risiedono sostanzialmente nel fatto che i Paesi più “virtuosi” dovrebbero accollarsi un onere aggiuntivo, in termini di costo del debito, a favore dei Paesi meno virtuosi.
- sulla efficacia dei Commissari e del Decreto Legge 32/2019 convertito con Legge 55/2019 (definito Sblocca Cantieri) è bene ricordare che il Decreto Legge è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 19 aprile scorso, cioè quasi sei mesi fa e finora non è stato mai utilizzato e, analizzandolo attentamente il provvedimento, ci si rende conto che in realtà non sarà in grado di “sbloccare” nulla.
Allora mi sarei aspettato dal Presidente Boccia un intervento mirato essenzialmente alla richiesta al Governo di come intenda affrontare una serie di argomentazioni che fra pochi mesi diventeranno la base di un confronto, non facile, con la Unione Europea, mi riferisco in particolare:
- al Programma delle risorse comunitarie 2021 – 2027,
- alle logiche con cui gestiremo i Fondi PON e i Fondi POR, in tale quesito sarebbe stato utile anche aggiungere come il Governo intenda superare la stasi nella spesa di tali risorse (impegnato tanto e speso appena il 4%)
- alle modalità con cui difenderemo i Corridoi comunitari delle Reti TEN – T dopo la lunga stasi degli interventi ubicati sul Corridoio Mediterraneo (asse Torino – Lione, alta velocità Brescia – Verona – Padova) o sul Corridoi Helsinki – La Valletta dove praticamente nulla si è fatto sulla tratta ferroviaria Palermo – Catania
Soprattutto, il Presidente Bocci avrebbe, ad esempio, fatto bene a chiedere al Governo un riferimento certo e misurabile di risorse da assegnare al comparto delle infrastrutture; avrebbe fatto bene a proporre un provvedimento presente negli altri Paesi della Unione Europea in cui non nel singolo anno ma in un arco temporale pluriennale ampio viene assegnata una percentuale fissa del Prodotto Interno Lordo per la realizzazione di interventi nel comparto delle infrastrutture.
Il Piano shock che voleva il Presidente Boccia purtroppo non conteneva questi possibili approfondimenti, queste possibili proposte. Ed è davvero incomprensibile come tutti si continui ad essere inconcludenti nell’approccio ad un comparto che mai aveva raggiunto soglie economiche così basse. Mi chiedo come mai la Presidenza del Consiglio non dia ancora concreta attuazione ad Investitalia, a quella struttura che dovrà proprio svolgere il ruolo di catalizzatore di tutti gli interventi mirati alla infrastrutturazione organica del Paese. Ormai sono note le 77 opere bloccate, opere che l’ex Ministro Toninelli aveva già inoltrato al Ministero dell’Economia e delle Finanze per ricevere la relativa copertura finanziaria e per essere subito dopo inoltrate alla Presidenza del Consiglio per la nomina dei Commissari.
Da notizie stampa apprendiamo che tale provvedimento, a seguito della crisi di Governo, è tornato per una ulteriore verifica al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Ora nasce spontaneo formulare un banale consiglio: dei 77 interventi bloccati circa 15 sono già pronti per essere sottoscritti contrattualmente, dispongono infatti di tutti i pareri e possono quindi essere cantierati o, quanto meno, è possibile avviare tutte le fasi propedeutiche (espropri, apertura cantieri, identificazione aree per le discariche, ecc.). Si dia immediato avvio a questi 15 interventi e in tal modo è possibile attivare risorse per circa 11 miliardi di euro; cioè con una intelligente operazione di sottoscrizione di atti contrattuali si consente l’immissione nel mercato delle costruzioni di un volano di risorse pari al doppio di quello avviato nell’ultimo quinquennio (dal 2015 ad oggi le risorse spese per gli interventi strategici si attestano ad un importo inferiore ai 5 miliardi di euro). Già una simile operazione darebbe all’attuale Governo il merito di aver cambiato l’approccio seguito finora, darebbe in realtà un vero segnale di discontinuità rispetto al passato e soprattutto un simile volano assicurerebbe una crescita del PIL del 2020 di circa lo 0,4%.
Difficilmente questo consiglio sarà preso in considerazione, difficilmente la Confindustria e l’ANCE chiederanno atti immediati e concreti come quello da me prospettato e continueranno ad incontrare il Governo senza però porre una volta per tutte la parola fine a questo processo di scomparsa dell’intero comparto delle costruzioni. Sembra quasi che la categoria della “rassegnazione” abbia, in modo epidemico, invaso l’intero comparto.