PER SCOMPARIRE BISOGNA PRIMA ESISTERE

Il titolo del BLOG in realtà è dedicato alla attuale esperienza di Governo, cioè ci chiediamo in un arco di tre mesi quali siano gli atti, le decisioni assunte. Vorrei, innanzitutto, evitare la gratuita e ormai sistematica dichiarazione formulata dall’attuale Governo sulla mancata crescita dell’IVA dimenticando che questo risultato era stato già in parte ottenuto grazie alla manovra di assestamento di bilancio avvenuta nel mese di giugno 2019, una manovra che ha consentito un recupero di circa 11 miliardi di euro. Non ce ne siamo accorti ma a giugno il Governo “giallo – verde” aveva fatto una forte ed incisiva manovra, quasi una Legge di Stabilità bis. A questi 11 miliardi vanno aggiunti i recuperi provenienti dai provvedimenti fallimentari sia del “reddito di cittadinanza” che del “quota 100” (questo fallimento previsionale testimonia la arroganza e la incapacità dei due schieramenti che solo per mantenere un impegno con l’elettorato hanno prodotto due provvedimenti legislativi indifendibili); in tal modo dei 23 miliardi, necessari per evitare la crescita dell’IVA, è stato necessario trovarne solo 6. Ed allora esaminiamo gli altri provvedimenti, le altre decisioni che dovrebbero testimoniare “la esistenza” dell’attuare Governo:

  1. I tavoli di crisi gestiti al Ministero dello Sviluppo Economico riguardano una parte considerevole del sistema industriale italiano: quasi tutte le imprese di maggiore dimensione e quelle che avviandosi a cessare parzialmente o totalmente la loro attività rischiano di generare problemi molto seri al territorio in cui sono localizzate. Il numero supera le 160 aziende ed i tavoli sono stati utili solo per acquisire numerose informazioni importanti e non sempre disponibili in maniera strutturata. I dati statistici forniti dall’Istat o dalle associazioni settoriali possono essere utilmente integrati con molte altre informazioni riguardanti l’impatto sociale dei fenomeni di crisi, la loro influenza sul tessuto territoriale, le ricadute economiche allargate, la perdita di competenze e professionalità e molto altro ancora. Purtroppo è mancata finora la sensibilità del decisore politico che il più delle volte si è limitato a gestire il singolo caso, prestando ben poca attenzione ai dati più generali, perdendo così la possibilità di trarne indicazioni operative di più ampio respiro.
  2. La crisi dell’ILVA gestita illudendosi che il Gruppo sia disposto ad onorare il contratto sottoscritto due anni fa. In realtà stiamo assistendo ad una delle controversie più assurde della storia industriale del Paese. Sempre il Movimento 5 Stelle è responsabile di una serie di atti e di errori sistematici che stanno praticamente portando alla chiusura dell’impianto siderurgico senza creare contestualmente le condizioni per mantenere le attuali soglie occupazionali. La soluzione, o meglio, il compromesso sarà solo legato alla identificazione di temporanee coperture della cassa integrazione guadagni speciale (CIGS) per poi regalare al futuro una vera ristrutturazione dell’impianto ed una contestuale riqualificazione del sistema urbano tarantino
  3. La crisi dell’Alitalia sarà portata avanti accumulando prestiti dopo prestiti e cercando di dimenticare che nell’arco di nove anni lo Stato ha “bruciato” risorse pari ad oltre 10 miliardi di euro senza riuscire ad identificare una soluzione adeguata per evitare questo sistematico danno all’erario. Continueremo a giocare con tre o due o un Commissario, continueremo a coinvolgere organismi non interessati come il Gruppo Ferrovie dello Stato o la Cassa Depositi e Prestiti e scoprire poi che il Gruppo Ferrovie non dispone (specialmente dopo la manovra di giugno 2019) di risorse adeguate e che la Cassa Depositi e Prestiti non può per Statuto salire su una operazione così rischiosa
  4. Il crollo del comparto delle costruzioni è misurabile ormai da oltre cinque anni con due indicatori: il fallimento di 120.000 imprese e la perdita occupazionale di oltre 600.000 unità lavorative. Questo vero dramma noto ai Ministri Delrio e Toninelli, cioè noto ai Ministri responsabili del blocco nei lavori delle infrastrutture, è ora alla attenzione dell’attuale Ministro De Micheli che ha assicurato che quanto prima sarà disponibile la rivisitazione del Codice Appalti, sarà disponibile quanto previsto dalla Legge “Sblocca cantieri”, partiranno i lavori della Gronda di Genova, del nodo di Bologna ma contestualmente si avviano le procedure per revocare le concessioni proprio al gruppo ASPI titolare di tali possibili interventi. La stessa assicurazione viene anche dalla Presidenza del Consiglio che ormai da un anno dispone di un organismo definito “Investitalia” che dovrebbe proprio supportare e coordinare tutti gli interventi strategici; un organismo però solo approvato e rimasto sulla carta
  5. Il difficile tema delle “autonomie differenziate” portato avanti dal passato Governo e rimasto sempre nel campo delle buone intenzioni o delle dichiarazioni di date per sottoscrivere atti che non sono mai stati sottoscritti. Poi ultimamente il Ministro per gli affari regionali e le autonomie ha prodotto una ipotesi di norma condivisa da tutte le Regioni ma non condivisa dagli schieramenti politici della attuale maggioranza. In passato un fallimento simile avrebbe prodotto immediatamente le dimissioni del Ministro proponente. Se ne parlerà a gennaio dopo la approvazione dell’attuale manovra finanziaria

Cinque casi, ne potrei aggiungere altri cinque, altri dieci, altri cento; tutti confermerebbero la completa assenza dell’esecutivo e la contestuale presenza di una attività mediatica mirata a raccontare gli screzi, gli scontri tra schieramenti, tra pseudo leader, tra parlamentari dello stesso Gruppo, ecc. Cioè assistiamo a un fenomeno che speravamo di non dover vivere mai: essere cittadini di un Paese privo di governo.

Ci chiediamo ormai sistematicamente quando finirà questa folle esperienza e insieme a noi se lo chiedono tanti opinion leader e la risposta è semplice e non è banale: mai perché il Governo non esiste.

 

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