VENTI ANNI FA MORIVA UNO STATISTA ITALIANO IN ESILIO HAMMAMET UN FILM UTILE PER RIVEDERE INTERPRETAZIONI ERRATE?

Non andavo al cinema da almeno trenta anni o forse più, l’ultimo film che ho visto è stato Apocalypse Now, ma ho deciso di tornare al cinema per vedere “Hammamet”. Questa mia decisione non era mossa da un senso di curiosità o di nostalgia ma dalla necessità di conoscenza per cui, a mio avviso, tutti coloro che “sono stati, sono e saranno socialisti” hanno bisogno di vedere chiaramente come si continua ad interpretare una fase della nostra storia personale, come viene interpretato un periodo che ha caratterizzato le nostre ipotesi di un futuro che poi si è trasformato in un presente completamente diverso da quello che avevamo immaginato.

Spinto da questo desiderio ho sentito il bisogno di leggere questa “interpretazione cinematografica” per misurare non la veridicità e l’attendibilità ma per apprendere l’esposizione di un altro filone narrativo su Bettino Craxi. Sicuramente un ottima interpretazione di Favino, una ottima articolazione romanzesca dell’intero racconto dell’esilio di un Presidente del Consiglio, una grande e sofisticata teatralità con una forte voluta ed apprezzata lentezza dei tempi, una ottima descrizione della carica umana del rapporto padre – figlia, una grande capacità nel descrivere la sofferenza fisica e psichica di un grande statista, tutto questo quindi testimonia un mio apprezzamento al prodotto cinematografico, ma subito dopo questa prima lettura ho rivolto a me stesso queste domande:

  1. Perché le generazioni distanti non molto dalla mia (ultra settantenne) e cioè quella degli “under cinquanta” o, addirittura degli “under quaranta” continuano o a ignorare la esperienza craxiana o a interpretarla in modo inesatto?

A questo interrogativo non è facile rispondere, la responsabilità è da ricercarsi proprio nella mia generazione che, innamorata del tipico camaleontismo nostrano, in molti casi ha preferito mantenere nella propria anima il respiro socialista, ma spesso ha indossato altre vesti. Quindi, ha preferito o ha evitato di testimoniare alle altre generazioni i motivi, le tecniche e le modalità con cui qualcuno aveva deciso di dare mandato alla magistratura di distruggere il partito socialista e quello della democrazia cristiana e poi, completata in modo encomiabile la operazione, consentire la elezione di tali artefici in Parlamento o il loro inserimento nel Governo del Paese (a tale proposito ricordo che il pool del cosiddetto “mani pulite” era formato anche da Di Pietro e da Gerardo D’Ambrosio, entrambi eletti tra le file del Partito Comunista nelle sue svariate denominazioni, PDS, DS, PD, ecc.) 

  1. Perché non si apre un confronto con tutte le forze che hanno reso possibile la fine di una fase politica del nostro Paese?

Non per ricercare responsabilità o per scoprire dietrologie in quanto non si tratta di dietrologie, ma di oggettive letture di fenomeni e di evoluzioni che hanno caratterizzato una fase triste della nostra storia politica e istituzionale, ma per evitare che qualcuno possa immaginare che la causa della fine del partito socialista sia legata ad un fatto endogeno, cioè ad una esplosione della corruzione dei vari livelli dirigenziali, e non ad un fatto esogeno gestito con un livello strategico elevatissimo.

  1. Perché ricorrere ad uno strumento, quello cinematografico, per riaccendere questa dialettica e questa memoria?

 Questo forse perché a livello mediatico è il modo più diretto per raccontare una storia ma, devo essere sincero, io avrei preferito quanto meno distinguere questa scelta: il film “Hammamet” è utile per ricordare i momenti intimi dell’uomo e della famiglia Craxi, le occasioni più spiccatamente documentali sarebbe opportuno realizzarle non attraverso documentari televisivi, ma attraverso dibattiti, seminari, confronti aperti in luoghi istituzionali e, possibilmente, anche in sedi scolastiche (scuole medie superiori e università). Non è igienico e non è da Paese che si autodefinisce civile non raccontare ai giovani una fase inqualificabile e, consentitemi, vergognosa della nostra storia politico – istituzionale

  1. Perché non fare un vero benchmark tra la esperienza craxiana e le altre esperienze comunitarie ed internazionali dello stesso periodo?

 Questo confronto porterebbe misurare davvero non solo le differenze tra i comportamenti del nostro Paese e di altri Paesi nel periodo di presenza socialista nel governo del Paese ma anche quanto abbiamo perso in questi ultimi ventisette anni, sempre come Paese, in termini di crescita e di sviluppo rispetto alle soglie raggiunte in quegli anni. Questo confronto non lo si vuole perché si ha paura di aumentare non solo le responsabilità di chi ha distrutto il Partito Socialista, ma anche di denunciare in modo inequivocabile la becera ignoranza ed incapacità di chi continua solo a denigrare il passato della esperienza socialista

  1. Perché, dopo ventisette anni dalla uscita dalla scena politica di Craxi e dopo venti anni dalla sua morte non si ha ancora il coraggio di denunciare apertamente l’azione virulenta, illegittima, irresponsabile di ormai noti schieramenti che hanno pilotato la distruzione del partito socialista e in particolare del suo capo.

 Questa è, senza dubbio, una domanda ingenua e forse inutile perché già contiene una risposta automatica nel momento in cui parla di “coraggio”; nessuno o pochissimi hanno il coraggio di incrinare le scelte assunte in quegli anni dalla magistratura perché, secondo il pensiero ricorrente di ciò che è rimasto del PD o di ciò che è nato con i cosiddetti Movimenti come quello dei Grillini,  in fondo i tre gradi di giudizio garantiscono la massima trasparenza e la massima oggettività delle decisioni assunte e con questa formula si preferisce chiudere, come in un film, un racconto falso della storia recente del nostro Paese.

Come vedete è stato utile, almeno per la mia persona, tornare al cinema dopo tanti anni per vedere un film che mi ha convinto a cercare tutte le modalità possibili per raccontare meglio ciò che molti hanno o vorrebbero dimenticare.

2 commenti

  1. Craxi:grande uomo,grande politico,grandi ideee.Quale la sua colpa politica e solo politica?L’aver perso negli ultimi tempi il contatto con la realtà:Che differenza tra il Bettino del referendum sulla scala mobile e quello dell’andare al mare e non votare il referendum sulla modifica del voto di preferenza.Nella sostanza non aveva probabilmente torto,ma il contatto con il Paese che voleva cambiare e che si era affidato con fiducia a Lui,era arrivato quasi a zero.Nel congresso di Bari,con un discorso lucidissimo,franco e leale Signorile provo’ a dirglielo e fu aggredito da molti di quelli che poi corsero in soccorso del vincitore.Su tutto il resto caro Ercole hai ragione mi permetto di aggiungere tra i motivi,LA SVENDITA O MEGLIO IL REGALO DEL PANIERE DELLE PARTECIPAZIONI STATALI AI SOLITI NOTI ED AD ALTRI MENO NOTI.

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  2. Caro Ercole,condivido a pieno le tue riflessioni,un paese dove la progettualita’ l’entusiasmo erano le basi del fare.Ho apprezzato molto l’idea,di grade onesta’ intellettuale di far conoscere la storia in modo obiettivo di quella fase storica.Sei sempre un maestro e una guida umana e professionale x tutti noi.fabrizio

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