Ad agosto è arrivata una ulteriore autorizzazione al Piano delle Zone Economiche Speciali (ZES) della Sicilia fino a raggiungere un valore totale di 5.580 ettari di questi 5.118 erano stati già assegnati e solo ultimamente sono stati assegnati gli ulteriori 462 ettari. In proposito, il Presidente della Regione Musumeci ha dichiarato ultimamente: “Ancora un passo avanti per la definitiva istituzione delle due Zone economiche speciali siciliane. Si tratta di una straordinaria opportunità per creare sviluppo ed una economia forte nei nostri territori. Abbiamo messo a punto questo strumento con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati dopo che il precedente Governo lo aveva praticamente ignorato”.
Dopo l’avviso pubblicato dal Dipartimento regionale per le Attività produttive i Comuni siciliani hanno candidato 73 aree. Di queste solo 43 sono state dichiarate idonee dalla apposita Commissione di valutazione. La Commissione ha così attribuito alle aree idonee 417 ettari (173 alla ZES Sicilia Occidentale e 244 alla ZES Sicilia Orientale). Grazie a questo completamento di aree ZES è stato possibile inserire le seguenti aree: Porto Empedocle, Porto dell’Arenella a Palermo, Augusta, l’area del Consorzio ASI di Caltagirone e la zona di San Cataldo ubicata nel Comune di Caltanissetta.
Vediamo però, utilizzando anche le forme divulgative di Wikipedia, cosa debba intendersi per Zona Economica Speciale: trattasi di zone del Paese collegate ad una area portuale, destinatarie di importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative, che consentano lo sviluppo di imprese già insediate e che si insedieranno, attraendo anche investimenti esteri. Le principali caratteristiche di una ZES sono:
- deve essere istituita all’interno dei confini statali, in una zona geografica chiaramente delimitata e identificata.
- può essere composta anche da aree territoriali non direttamente adiacenti, purché abbiano un nesso economico funzionate .
- deve comprendere un’area portuale, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (TEN- T), con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013.
I benefici previsti comprendono oltre alle agevolazioni fiscali l’applicazione, in relazione agli investimenti effettuati nella ZES, del credito d’imposta di cui all’articolo 1, commi 98 e seguenti, della legge 2015, commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti, entro il 31 dicembre 2020, nel limite massimo, per ciascun progetto d’investimento, di 50 milioni di euro.
Il “Decreto Sud” prevede di crearne almeno cinque in altrettante Regioni meridionali (Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Puglia). Si parla principalmente delle aree di Gioia Tauro, Napoli-Salerno, Bari, Taranto. A questo fine sono già stanziati circa 200 milioni di euro, da utilizzare tra il 2018 e il 2020 . Le condizioni per il riconoscimento delle agevolazioni sono principalmente due:
- le imprese devono mantenere le attività nella ZES per almeno cinque anni successivi al completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni, pena la revoca dei benefici concessi e goduti, e
- non devono essere in liquidazione o in fase di scioglimento.
Ciascuna ZES sarà istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare su proposta del Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, su proposta della Regione interessata, corredata da un piano di sviluppo strategico. La Regione formula la proposta di istituzione della ZES, indicando le caratteristiche dell’area identificata. Il soggetto per la gestione dell’area ZES sarà un Comitato di indirizzo composto dal Presidente dell’Autorità Portuale, che lo presiede, da un rappresentante della Regione e da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Dopo questa esposizione delle finalità delle ZES, le dichiarazioni formali prodotte da un Presidente di Regione denunciano ancora una volta che siamo in presenza di una assurda e discutibile sceneggiata tutta italiana, tutta tipica di un Paese e di un Mezzogiorno disposto a vivere e sopravvivere di Piani e di Programmi annunciati e mai attuati. Le ZES nel mondo, non in Italia, ripeto nel mondo, hanno una caratteristica chiave: sono rare e limitate e solo in tal modo aggregano gli interessi di operatori, aggregano capitali privati solo se i siti sono in grado di offrire condizioni di offerta infrastrutturale tali da aumentare sostanzialmente i margini prodotti dalle varie attività produttive. Una Regione ricca di tante aree, di tanti siti supportati da vantaggi fiscali produce il ripetersi sistematico del conflitto tra realtà territoriali povere del Mezzogiorno e produce un effetto già vissuto negli anni ’60, poi negli anni ’70 e infine negli anni ’80 con la creazione delle Aree di Sviluppo Industriale (ASI) e dei Nuclei Industriali (Aree di Sviluppo Industriale identificate nel Mezzogiorno oltre 58 e dopo trenta anni funzionanti concretamente solo 11).
Quindi siamo e restiamo nella fase degli annunci, la tipica fase utile per illudere territori che da anni continuano a credere a qualcosa che prima o poi porterà sviluppo; un prima o poi che nel Mezzogiorno non porterà mai sviluppo perché invece di tante, tantissime aree, in Sicilia le uniche ZES possibili non dovrebbero essere più di tre o quattro. A tale proposito ritengo utile ricordare il comportamento di una realtà del Nord del Paese: a tale proposito ricordo che l’articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’UE consente per il periodo 2014 – 2020 di costruire delle ZES anche in alcuni territori della Italia settentrionale, ebbene La Confindustria Venezia (area metropolitana di Venezia e Rovigo) ha definito un piano industriale che utilizza 385 ettari che inseriti in una ZES potrebbero attivare in tre anni 2,4 miliardi di euro di investimenti e circa 26.000 posti di lavoro tra diretti ed indiretti. In realtà sono state identificate solo due aree, ripeto solo due aree, e sono state anche scelte, come attività dominanti, quelle legate alla ottimizzazione dei processi logistici. In Sicilia invece si è preferito abbondare nelle scelte, si è preferito accontentare tutti i vari richiedenti; infatti è più facile illudere che prendere scelte impopolari; il Presidente Musumeci però sa bene che la illusione nel breve periodo si trasforma in delusione. Fra un anno sarà mia cura verificare quali attività produttive si saranno insediate nelle aree ZES di Porto Empedocle, di Porto dell’Arenella a Palermo, di Augusta, dell’area del Consorzio ASI di Caltagirone e della zona di San Cataldo ubicata nel Comune di Caltanissetta; spero di essere smentito e di non trovare in tali realtà territoriali una diffusa e motivata delusione; una delusione purtroppo tipica ed ormai sistematica dell’intera realtà siciliana, dell’intero Mezzogiorno.