Ritengo ci sia un’analogia tra la moneta e il virus; in fondo la moneta si diffonde nel mondo con una velocità paragonabile ad una pandemia e coinvolge direttamente e indirettamente tutti i Paesi del pianeta. Per questo motivo dovremmo tentare di imitare quanto accadde nel 1944 a Bretton Woods. nel New Hampshire (Stati Uniti), dove dal 1° al 22 luglio 1944 si tenne la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite, nella quale, alla presenza dei delegati di 44 nazioni, furono poste le basi del sistema monetario internazionale del dopoguerra e costituiti due nuovi organismi, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, successivamente entrata a far parte del gruppo della Banca Mondiale. Obiettivo della conferenza era ricostruire il sistema di scambi internazionali, distrutto dalla Seconda guerra mondiale e, prima ancora, dall’ondata protezionistica e dalle svalutazioni competitive avvenute durante la grande depressione. Alla fine del conflitto, gli Stati Uniti, prima potenza militare ed economica, erano anche il principale creditore della comunità internazionale e vantavano un attivo di bilancia dei pagamenti. Al contrario l’Europa, distrutta dalla guerra sia nei Paesi vincitori sia in quelli vinti, e appesantita dalla ricostruzione, era in cronico deficit esterno. Nella conferenza si confrontarono tra loro due visioni: la prima, sostenuta dal capo della delegazione inglese, l’economista J.M. Keynes, prevedeva la creazione di una stanza di compensazione internazionale e di una nuova moneta; la seconda, avanzata dal capo della delegazione USA, H.D. White, sosteneva la creazione di un fondo di stabilizzazione alimentato da sottoscrizioni dei Paesi membri. L’accordo finale, molto vicino alla proposta americana, stabilì che il FMI raccogliesse sottoscrizioni in valute nazionali, prestabili ai Paesi in disavanzo entro stringenti limiti e condizioni. I cambi fra le valute erano fissi, così come il rapporto fra la valuta cardine, il dollaro, e l’oro (fissato nella parità prebellica di 35 dollari per oncia). I tassi di cambio erano modificabili solo in caso di squilibrio fondamentale della bilancia dei pagamenti. Solo pochi anni dopo, le mutate condizioni misero in crisi il sistema, provocandone la caduta, ma il FMI rimase il riferimento chiave dell’economia del pianeta. Alcuni delegati dei 44 Paesi partecipanti alla Conferenza monetaria dissero: “Siamo qui per cambiare lo schema di gioco; la guerra mondiale lo impone”
Quello che è successo, o meglio sta succedendo, con la epidemia prodotta dal Corona Virus impone quindi non singole azioni da parte di Stati, non una caratterizzazione di tessere di un mosaico inesistente, ma dopo questa drammatica esperienza è necessario cambiare “lo schema di gioco”.
In pochi giorni, addirittura in poche ore sono crollate a scala europea e a scala mondiale alcuni riferimenti, alcuni schemi ideologici che non possiamo cambiare da soli, l’esasperato provincialismo che ci caratterizza, pur in presenza di una diffusa globalizzazione, non trova più alcuna giustificazione. Riporto di seguito solo le tematiche che, a mio avviso, dovrebbero essere alla base di una Conferenza mondiale.
Il primo tema da affrontare è quello legato ad una rivisitazione delle modalità con cui garantire davvero la “libera circolazione delle persone e delle merci”. L’esperienza della Unione Europea con il trattato di Schengen oltre ad essere durato poco si è rivelato parziale e deludente. L’esperienza di Schengen iniziata nel 1985 con solo sette Paesi si è praticamente conclusa nel 2015 quando hanno riproposto il controllo totale o parziale ai confini la Germania, l’Austria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, i Paesi Bassi e la Danimarca. La libertà delle persone e delle merci di muoversi all’interno della Unione Europea in realtà è diventato un obiettivo non più raggiungibile. Inseguiamo ancora il concetto di “confine” dimenticando che è un peccato originale che ci portiamo addosso da sempre, quasi fosse un modo per difendere il proprio spazio, in realtà un comportamento simile a qualcosa non conciliabile con ciò che definiamo intelligenza umana. Eppure in più occasioni abbiamo ribadito che la “globalizzazione” era ed è una condizione che non possiamo in alcun modo più fermare. Ed allora primo obiettivo di questa possibile “Conferenza mondiale” dovrebbe essere quello di rivedere integralmente le modalità dei controlli a scala planetaria.
Un secondo tema è invece di carattere metodologico: la pandemia che stiamo vivendo ci ha fatto capire quanto sia stata poco valida, nella definizione di determinate scelte, la “analisi costi benefici” e quanto discutibile sia stata la bocciatura di ciò che possiamo definire “ridondanza della offerta di servizi”. Solo a titolo di esempio abbiamo in passato chiuso molti centri ospedalieri perché sovradimensionati rispetto alle esigenze della domanda. In realtà oggi scopriamo che la “ridondanza” non è affatto una negatività.
Una terza area tematica è quella legata alla convenienza offerta da determinati siti internazionali di produrre con un costo del lavoro basso ma in assenza di garanzie sociali per i lavoratori. Questa, senza dubbio, deve essere forse la tematica più rilevante non solo da affrontare ma anche da risolvere perché l’assenza di un codice comportamentale che annulli questa discrasia produce false concorrenze ma soprattutto annulla ciò che vorremmo esistesse a scala mondiale e cioè: l’etica.
La quarta area tematica dovrebbe invece affrontare un tema davvero rivoluzionario: quello legato alla logistica. La gestione della intera catena di distribuzione o in inglese il “supply chain management” è un sistematico e strategico coordinamento delle tradizionali funzioni aziendali e delle tattiche prima all’interno di ogni azienda e poi lungo i vari membri della catena di distribuzione. In realtà tutte le componenti di un processo logistico dai siti fissi alle reti, dalle componenti tecnologiche a quelle gestionali, dalle caratteristiche modali a quelle più legate alla evoluzione dei vari itinerari, vengono gestite con un approccio organico ed unitario. Senza dubbio la supply chain management è la logica più innovativa e, al tempo stesso, più organica soprattutto nella ricerca della ottimizzazione dei sistemi logistici. Questa nuova inimmaginabile, solo qualche anno fa, innovazione concettuale non può assistere ad errori nella localizzazione non in una Regione, non in un Paese ma in un continente di ciò che chiamiamo HUB logistici. Dobbiamo in realtà avere il coraggio di ammettere gli errori commessi ipotizzando, ad esempio, la loro ubicazione inseguendo gli assetti produttivi consolidati.
Lo so è solo una proposta utopica, lo so è una Conferenza impossibile, ma nel primo giorno della Conferenza di Bretton Woods, cioè il I° luglio del 1944 le dichiarazioni dei vari delegati erano tutte simili ed avevano questo tenore: “ stiamo tentando una cosa impossibile e per ora è solo un primo incontro”; dopo 21 giorni la Conferenza si concluse con risultati inimmaginabili. Furono risultati motivati dall’interesse di tutti a definire regole legate alla finanza questa volta le regole dovrebbero riguardare la vita.
Concordo
"Mi piace""Mi piace"
Esistevano allora le energie morali ,leader in molti paesi dell’occidente ed in europa i partiti di massa a cui essi ,ciascuno per la sua parte,faceva riferimento.
Esistono oggi?Chi dovrà farlo ? La finanza degli algoritmi e le borse che oramai sono diventati dei casinò?
Caro Ercole queste tue riflessioni meriterebbero una platea molto più ampia.Dovresti organizzare forse una distribuzione diversa delle tue idee,non so come,ma se decidi conta su di me.
"Mi piace""Mi piace"
Buongiorno perché non analizzi i dieci punti di Bucci sulla esperienza genovese che stanno su edilizia e territorio ? Ciao e grazie che ci tieni sul pezzo. Avv Claudio Picardi
Inviato da iPhone
>
"Mi piace""Mi piace"