Ci bloccano tutti in casa ma si mantengono aperti i luoghi dove acquistare i generi alimentari. Stiamo capendo, giorno dopo giorno, che i generi alimentari non arrivano per opera e virtù di un ente superiore ma grazie all’articolato sistema dell’autotrasporto. Pochi blog fa ho ricordato quale forza questo mondo, questo comparto, ha avuto in passato ed ha tutt’ora; negli anni ottanta abbiamo assistito a dei blocchi dell’autotrasporto lunghi due giorni ed uno, addirittura, quattro giorni e ricordo benissimo che dopo il 4° giorno il Paese rimase praticamente bloccato. Addirittura, dopo il primo giorno le industrie che lavoravano in just in time come la FIAT bloccarono la catena di produzione. In realtà trovare, invece, oggi i prodotti nei vari centri mercato testimonia quanto questo comparto stia facendo, quale ruolo chiave stia svolgendo in questo momento delicato del Paese.
Soprattutto, sta emergendo anche la serietà di questo comparto che svolge il proprio lavoro senza apparire, senza dichiarare quanto e come sia difficile e, al tempo stesso, complesso garantire una encomiabile sistematicità nella fornitura di prodotti alimentari deperibili, una fornitura garantita in un momento in cui vengono meno alcuni elementi topici del sistema come la fluidità dei controlli ai confini, in un momento in cui vengono meno servizi essenziali lungo le reti stradali (escluso gli autogrill non ci sono punti in cui trovare assistenza), in un momento in cui è esplosa la domanda proprio di prodotti food.
Garantendo l’alimentazione gli autotrasportatori garantiscono la sopravvivenza, ma anche la filiera dei prodotti farmaceutici è assicurata dalla certezza continua degli approvvigionamenti; questa silenziosa e capillare attività forse non riusciamo a capirla e solo ora ci stiamo rendendo conto di cosa sia la logistica, cosa sia cioè quell’articolata sommatoria di passaggi: stoccaggio, manipolazione, packaging, distribuzione; una sommatoria di passaggi che negli ultimi anni ha raggiunto livelli di efficienza davvero poco tempo fa inimmaginabili. E, pure in presenza di scelte sbagliate nella ubicazione degli HUB logistici, quasi tutti presenti nelle aree di massima produzione, le aziende di autotrasporto ed in particolare coloro che guidano i TIR sono riusciti a superare questi errori del passato garantendo una presenza sull’intero territorio nazionale percorrendo giornalmente un numero elevato di chilometri; tutto nel rispetto di un Codice della Strada molto attento, giustamente, alle soglie garanti della sicurezza.
Sembra tutto facile, sembra quasi banale ed automatico andare in un supermercato o in una farmacia e disporre di un prodotto; spesso infatti dimentichiamo che il ciclo di attività che ha portato quel prodotto in quello scaffale è non solo lungo e complesso ma è studiato nei minimi particolari da chi è preposto a gestire integralmente la intera catena, da chi dalla produzione alla distribuzione assicura il rapporto continuo tra domanda e offerta. In questo lungo processo l’autotrasportatore è la cerniera portante, è la condizione del successo.
Questi giorni non facili di blocco delle normali attività stanno facendo scoprire a chi vive nelle città come ciò che ritenevamo secondario, ciò che ritenevamo automatico e non determinante si sia trasformato in elemento vincolante per la vita; in realtà la offerta sanitaria sapevamo che era il riferimento portante per l’impianto sociale ed umano del Paese ma non immaginavamo, e mi spiace dirlo non ce ne siamo ancora resi conto, che la organizzazione del processo logistico ricopra una rilevanza comparabile.
Forse la Confetra che ha sempre seguito i momenti positivi e negativi di questo complesso comparto dovrebbe, dopo questo inimmaginabile fenomeno esogeno, aprire un Conferenza a scala internazionale dove dibattere, approfondire e ricercare un nuovo assetto di ciò che definiamo supply chain management proprio alla luce di quanto il mondo dell’autotrasporto italiano sta vivendo in questi giorni.
È fondamentale effettuare un simile evento perché solo adesso forse stiamo capendo che la logistica incide per oltre il 9% nella formazione del PIL e che, nelle varie componenti che caratterizzano la logistica, il trasporto incide per oltre il 73%. Una Conferenza che dovrebbe ammettere due grandi fallimenti: la fine di Schengen e la assenza di logiche nella ubicazione degli HUB logistici.
Da questa presa di coscienza dovrebbero prendere corpo proposte davvero innovative capaci di recuperare tutte le esperienze che stiamo vivendo in questo particolare momento e al tempo stesso rileggere in modo diverso quello che per anni è stato definito il nuovo teatro mondiale dell’economia e cioè la globalizzazione. In fondo la esperienza tragica che stiamo vivendo potrebbe forse diventare occasione utile per annullare o rivedere in modo sostanziale dei convincimenti che negli ultimi trenta anni hanno reso intoccabile ogni impianto decisionale legato alla organizzazione degli scambi, dell’import – export, ogni forma legata alla ottimizzazione dei margini derivanti dal mercato. In realtà vorremmo una Conferenza che, riscoprendo i motivi che hanno portato al fallimento di Schengen, al fallimento della pianificazione dei siti, possa anche demitizzare una interpretazione errata della globalizzazione, quella intesa come ubicazione produttiva collegata al basso costo del lavoro al di fuori di ogni vincolo assistenziale, al di fuori di ogni rispetto dei vincoli ambientali. In tal modo la globalizzazione è solo un modo per distruggere le regole che qualsiasi mercato deve necessariamente possedere. Forse il mondo dell’autotrasporto potrebbe diventare il catalizzatore di iniziative mirate ad una reinvenzione corretta e funzionale della globalizzazione.
Grazie molto utile
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