NON AVREMMO MAI IMMAGINATO DI ASSISTERE ALLA IBERNAZIONE DELLA ECONOMIA DEL PIANETA

Riporto di seguito la definizione che Wikipedia dà della ibernazione: è una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. In particolare la crionica è una tecnologia che si pone come obiettivo quello di estendere le aspettative di vita. In pratica, consiste nell’abbassamento della temperatura corporea di persone dichiarate legalmente morte, fino al raggiungimento della temperatura dell’azoto liquido. La tecnica va avviata entro mezz’ora dalla morte. A quel punto la decomposizione si ferma e la speranza è che, in futuro, sarà possibile riportare in vita tali persone ed eventualmente curarle con avanzate procedure scientifiche. Una persona mantenuta in tali condizioni è considerata un «paziente criopreservato» e non realmente «morta». La possibilità di crioconservare il corpo dopo la morte ha compiuto già 53 anni: era il 12 gennaio 1967 quando James Bedford, 73 anni, professore di psicologia all’Università della California, fu ibernato ed è tuttora conservato. L’ibernazione, chiamata anche sospensione crionica, è la pratica di congelamento del corpo di un individuo che deve essere appena deceduto nella speranza che in futuro, nuove conoscenze medico-scientifiche permetteranno loro di tornare a vivere e di curare le malattie per le quali sono «morti». La tecnica è costosa e controversa. Ad oggi nessuno è in grado di prevedere se sarà possibile riportare in vita i corpi ibernati perché ancora non esiste la tecnologia che permette di farlo.

Ho voluto dilungarmi su questa tecnica senza dubbio più adatta ad un film di fantascienza che a qualcosa che, invece, ci riguarda e fra qualche mese, speriamo, ci riguarderà direttamente. In fondo a parte la nostra esperienza giornaliera ormai ridotta a ritmi inimmaginabili e, onestamente, inammissibili, quello che più sconcerta è la grave ibernazione di ciò che chiamavamo in modo scontato “produzione”, di ciò che per un Paese manifatturiero come il nostro rappresentava la normalità giornaliera, mensile, annuale e che caratterizzava., in modo ormai sistematico, quell’indicatore a tutti noto come Prodotto Interno Lordo.

Siamo stati costretti per sopravvivere ad ibernare questa macchina non umana ma complessa e sofisticata senza dubbio più del corpo umano.

Il vero problema a mio modesto avviso ora è il risveglio; da più parti ci viene detto che saranno mesi ed anni difficili, da più parti ci viene ripetuto “nulla sarà come prima”, da più parti ci viene assicurato che riusciremo a superare questa crisi, ma nessuno ci dice come saremo in grado di “uscire dalla ibernazione”, o meglio nessuno ci dice se il processo produttivo del pianeta, il sistema economico del Paese torneranno in vita.

Il Professor Bedford aveva scelto la ibernazione perché sperava che il futuro avrebbe reso possibile la scoperta di medicinali o di tecniche mediche capaci di curare e mantenere in vita il corpo umano attraverso qualcosa che non era conosciuto nel 1967 mentre noi, non dopo 53 anni, ma speriamo dopo pochi mesi, saremo costretti a riattivare un sistema economico senza disporre però di tecniche e di intuizioni diverse da quelle finora conosciute. Il Professor Paolo Savona in un suo articolo su Milano Finanza del 24 marzo scorso ricorda che: “L’economia finanziarizzata e globalizzata ha creato una massa di attività e passività finanziarie sproporzionata rispetto ai parametri conosciuti nel lontano passato rispetto al Prodotto Lordo Mondiale. Non a caso si è parlato che la finanza è divenuta un’industria a se stante, usando il termine di riferimento consueto per l’attività produttiva. Chi possiede la ricchezza finanziaria è convinto di avere un equivalente potere di acquisto sulla ricchezza reale. Di fronte al solo dubbio che così non sia, subentra il panico e non pochi tentano di vendere l’attività finanziaria in loro possesso ma il mercato non ha la liquidità necessaria”.

Appare evidente che questa giusta analisi, questa motivata sensazione la vivremo proprio nel momento in cui tenteremo di riattivare la macchina, tenteremo di annullare questa temporanea ibernazione.

Per questo non temo gli anni che verranno, non temo le difficoltà che tutte le fasce generazionali incontreranno per non cadere in modo irreversibile in una lunga decrescita, temo, invece, la possibilità di riattivare davvero, a scala mondiale, ciò che chiamavamo sistema socio economico e, soprattutto, temo che non ci siamo ancora resi conto che per uscire dalla ibernazione sia necessario utilizzare strumenti, logiche e modalità completamente diversi da quelli che hanno caratterizzato il passato.

Dovremmo avere il coraggio, quindi, di rivedere integralmente i convincimenti che, prima ancora che scoppiasse questa tragica epidemia, avevano prodotto quelle incongruenze sollevate da Paolo Savona e dovremmo dare origine ad un vero accordo mondiale sulle politiche economiche, sulle politiche commerciali, sulle organizzazioni logistiche, sulla concorrenza. Lo so è utopia pura mentre l’analogia con l’ibernazione no e per questo ho paura non riparta la macchina.

1 comment

  1. verissimo stiamo tornando all’era glaciale Giuseppe

    Il giorno ven 27 mar 2020 alle ore 12:04 STANZE DI ERCOLE ha scritto:

    > stanzediercole posted: “Riporto di seguito la definizione che Wikipedia dà > della ibernazione: è una condizione biologica in cui le funzioni vitali > sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, > il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abba” >

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