STANDO A CASA VENGONO ALLA MENTE I PICCOLI E I GRANDI RIMORSI

Stando a casa, stando in questa forzata stasi scatta automaticamente una serie di rimorsi: “se avessi comprato un po’ più di camicie …”, “se avessi venduto …”, “se avessi fatto una provvista di …”. Questi sono i piccoli rimorsi di noi poveri mortali; poi ci sono i grandi rimorsi di chi, avendo avuto ruoli determinanti nella gestione della cosa pubblica, soprattutto nell’ultimo quinquennio, non prende pace pensando agli errori commessi e capendo solo ora quanto in futuro quegli errori peseranno su quello che chiameremo “futuro” del nostro Paese.

Cominciamo con il Senatore Matteo Renzi, sì l’ex Presidente del Consiglio, a cui dobbiamo la brillante idea di “rottamare” i dirigenti della Pubblica Amministrazione in quanto anziani e quindi non “utili”. Stranamente non immaginava che dopo soli cinque anni avrebbe implorato un loro ritorno specialmente nel comparto della sanità. Ma sempre durante il suo Governo, pur mantenendo un contributo annuo per la Sanità superiore ai 110 miliardi di euro, si era dato avvio alla chiusura di numerosi centri ospedalieri perché ritenuti “ridondanti” ed inutili. Oggi stiamo di corsa riaprendo tutti i vari siti ospedalieri piccoli, medi e grandi.

Poi c’è il Ministro Graziano Delrio che, praticamente, attraverso il “project review”, cioè attraverso sia la rivisitazione critica di tutto il quadro programmatico e progettuale previsto dalla Legge 443/2001 (Legge Obiettivo), sia attraverso la rilettura dei grandi interventi previsti all’interno delle Reti Trans European Network (TEN – T), ha bloccato tutti gli investimenti in infrastrutture. Un blocco abbondantemente supportato anche da uno strumento da tutti riconosciuto come “assurdo” quale il Decreto Legislativo 50/2016 (Codice Appalti). Un blocco che rendeva possibile la elargizione di un bonus di 80 euro per supportare i salari bassi; un bonus il cui costo di 10 miliardi all’anno non consentiva la erogazione di risorse per investimenti in conto capitale. Sempre Delrio dette mandato al Professor Marco Ponti di avviare una analisi costi benefici delle opere strategiche e in tal modo mise in crisi anche il nuovo tunnel Torino – Lione. Oggi penso Delrio stia capendo quanto sia stata dannosa una simile stasi nell’avanzamento di opere chiave per la crescita del Paese.

Poi c’è il senatore Matteo Salvini che sicuramente, anch’egli, comincia oggi a capire gli errori commessi quando nel mese di maggio del 2018, pur essendo stato eletto nella coalizione di centro destra, pur avendo ottenuto un numero di eletti nella Lega con i voti dell’intero raggruppamento di centro destra, abbandonò tale schieramento per formare un governo con il Movimento 5 Stelle, Salvini sapeva benissimo quali erano le linee strategiche del M5S. Infatti Salvini non può dimenticare che la Torino – Lione non si è bloccata grazie al fatto che i Governi precedenti, in particolare i Governi Berlusconi prima e Monti dopo, avevano deciso di supportare l’accordo bilaterale Italia – Francia sul nuovo tunnel ferroviario Torino – Lione con una legge e solo grazie a tale vincolo normativo non ha vinto la follia del M5S. Ed ancora dove era, e se c’era cosa ha fatto, Salvini quando alla Presidenza del Consiglio il Professor Ponti ha convinto tutti della inutilità dell’opera.

Poi c’è il senatore Danilo Toninelli che dando continuità al lavoro del Professor Marco Ponti aveva bloccato le opere ferroviarie ad alta velocità Milano – Genova (Terzo Valico dei Giovi), Brescia – Verona, Verona – Vicenza e il nodo ferroviario di Firenze, tutte opere approvate dal CIPE, ma ancora più grave aveva bloccato un’opera approvata per legge come il nuovo tunnel Torino – Lione. La finalità di un simile blocco era, a mio avviso, legato anche alla necessità di supportare la norma clientelare del “reddito di cittadinanza”. Il danno creato dal mancato avvio di tali interventi penso rappresenti oggi un rilevante rimorso per il Senatore Toninelli: non credo sarà facile ridare oggi il volano di risorse adeguato per realizzare tali opere.

Poi c’è il Ministro Luigi Di Maio che, nel suo ruolo di Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, nel 2018 volle rivedere il rapporto contrattuale definito dal precedente Ministro Calenda con la Società Arcelor Mittal per il centro siderurgico di Taranto inserendo delle clausole che poi si sono verificate dannose e addirittura hanno compromesso il rapporto stesso; inoltre sempre da Ministro dello Sviluppo Economico bloccò l’avanzamento del progetto Tran Adriatic Pipeline (TAP) per poi dover ammettere che una simile decisione era impossibile. Intanto tutti questi ritardi, tutti questi ripensamenti oggi rivestono una negatività tutta particolare perché incideranno in modo sostanziale sulle decisioni future e, soprattutto, sulla disponibilità di risorse pubbliche e private. Il caso Taranto diventerà sempre più, purtroppo, un caso ingestibile.

Poi c’è la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli che appena insediata aveva preannunciato una serie di iniziative e di impegni urgenti necessari per far ripartire un comparto, quello delle costruzioni, in cui in circa otto anni vi erano stati 120.000 (centoventimila) imprese fallite e 600.000 perdite occupazionali; in particolare nell’Assemblea dell’ANCE, dopo due mesi dal suo insediamento nel Governo, aveva assicurato la rivisitazione del Codice degli Appalti e l’apertura di tanti cantieri entro l’anno 2019. Tanta buona volontà, tanti annunci ma al mese di febbraio, prima della esplosione dell’epidemia e dopo sei mesi di Governo, nulla di concreto, nulla di concreto come precisato dallo stesso Presidente dell’ANCE Buia a cui, in occasione dell’Assemblea, avevo consigliato di salutare per educazione la Ministra ma di non dire nulla perché nulla ci si poteva aspettare da questa compagine di Governo. Ed ora, non essendo partito nulla, sarà ancora più difficile garantire l’accesso alle risorse specialmente per opere non ancora avviate a realizzazione.

I piccoli rimorsi rimangono all’interno delle nostre case, rimangono all’interno dei nostri rimpianti quasi fisiologici, i grandi rimorsi invece spero diventino la base per far capire agli italiani quanto sia urgente e doveroso rivedere integralmente la fiducia che, specialmente in questi ultimi cinque anni, abbiamo riposto in persone che poi si sono rivelate non adeguate a ricoprire un ruolo ed una funzione istituzionale così elevata ed ho voluto, non far riferimento alla modalità con cui stanno gestendo questa grave emergenza, ma ho voluto ricordare solo i rimorsi che sicuramente staranno vivendo. Almeno lo spero.

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