Non è vero che uno vale uno
Riporto integralmente una dichiarazione del maggio 2014 prodotta dal Movimento 5 Stelle: “Uno vale uno vuol dire che non ha importanza chi viene candidato o eletto se quella persona fa parte di un gruppo, della comunità del movimento, perché l’elezione, a differenza di quanto avviene nei partiti, non è l’obbiettivo ma un mezzo. Abbiamo bisogno di mandare cittadini liberi, onesti, trasparenti e coerenti nelle istituzioni per sostituire uno ad uno questi politici servi delle lobby e dei capi partito, schiavi di un voto o di una preferenza, ingordi di soldi, di potere, di poltrone. Questi politici che usano il mandato che i cittadini gli hanno donato solo come un’ altro gradino verso la loro affermazione personale”. Questa emergenza che stiamo vivendo rende penosa e ridicola una dichiarazione, un credo che a distanza di sei anni è rimasta valida per l’intero Movimento.
Non è vero che la competenza non è essenziale
Purtroppo era necessario questo dramma per far capire cosa sia la competenza e la eccellenza del nostro comparto sanitario. Un comparto che superando gli assurdi vincoli procedurali ha dimostrato cosa sia la “competenza”, cosa sia la capacità di professionisti in un momento in cui c’è da salvare la vita umana e appare evidente che in simili casi non può esserci improvvisazione ma solo, ripeto solo, una grande dimostrazione di esperienze acquisite e, soprattutto, una capacità manageriale che è frutto di studi e approfondimenti pluriennali.
Non è vero che la “rottamazione” delle fasce dirigenziali anziane sia utile al Paese
Sono stati fatti tornare medici anziani, alcuni oltre ottantenni, per garantire non solo un numero maggiore di unità operative ma anche perché portatori di esperienze e competenze validissime. La stessa richiesta è presente ormai in tanti comparti della Pubblica Amministrazione; dopo la iniziativa dell’allora Presidente del Consiglio Renzi abbiamo avuto modo di misurare il crollo funzionale dell’intero apparato dello Stato. In questo caso emergono i limiti sia delle strutture sanitarie ma anche di tutto ciò che è presente al contorno di una operazione così complessa: la Protezione Civile, il Ministero dell’Interno, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dello Sviluppo Economico. Non emergono solo i limiti dei Ministri preposti in tali Dicasteri ma delle relative strutture.
Non è vero che bisogna annullare le ridondanze
Negli ultimi sei anni abbiamo ridotto i trasferimenti alle Regioni per quanto concerne la gestione dei capitoli relative al comparto sanitario. In realtà più che ridurre in valore assoluto abbiamo non consentito una crescita lineare delle richieste avanzate. Questa decisione trovava origine nella diffusa convinzione che vi era un forte spreco di risorse, soprattutto vi erano dei paradossi nei costi di alcuni servizi tra distinte Regioni del Paese. Non siamo riusciti ad annullare tali paradossi e invece per contenere i costi abbiamo annullato un numero rilevante di plessi ospedalieri piccoli e medi. Lo abbiamo fatto invocando la logica miope dell’analisi costi benefici per cui ci siamo illusi che annullando le ridondanze ottimizzavamo il sistema.
Non è vero che è possibile crescere senza un governo capace
Lo stiamo vivendo ormai da diverso tempo ed in modo particolare nell’ultimo biennio, in cui inseguiamo responsabili di Dicasteri che si rivelano inadatti a ricoprire determinati ruoli istituzionali e ciò appare in modo più rilevante nei Ministri provenienti dal Movimento 5 Stelle in quanto vivono questa esperienza come una fase di rodaggio, una banale fase di prova e lo fanno in Dicasteri chiave per la crescita e lo sviluppo del Paese. In tempo di tranquillità socio – economica, in tempo di normale evoluzione del Prodotto Interno Lordo, questo “apprendistato” non sarebbe stato scoperto, forse non sarebbe stato notato ma davanti ad una emergenza simile esplodono le limitatezze non solo del Presidente ma dei Ministri del Dicastero dello Sviluppo Economico, degli Esteri, di Grazia e Giustizia.
Non è vero che il pianeta è formato da una sommatoria di Stati
È senza dubbio un concetto che sarebbe rimasto tale se non avessimo vissuto questa pandemia. È emerso, in modo chiaro, che non esistono distinzioni di tipo “nazionalistico” o chi le invoca è solo preda di una deformazione mentale. In realtà stiamo lottando tutti per la vita; non stiamo in presenza di una guerra mondiale in quanto nelle guerre ci sono contrapposizioni mentre noi lottiamo, ripeto, tutti insieme per la vita e quindi stiamo forse capendo e spero ci rimanga impresso che la fisicità, il riferimento territoriale, il sentirsi difesi vivendo all’interno di un determinato ambito regionale sono tutte sensazioni ormai superate, ormai indifendibili.
Non è vero che l’Unione Europea non esiste
Ricordo sempre una definizione felice di un grande Commissario come Karel Van Miert: “l’Unione Europea è simile ad un treno lento che però non si ferma mai”; e spesso dimentichiamo i passaggi che si sono susseguiti dal 57 ad oggi, da 5 Stati a 12, a 15, a 28 o le evoluzioni strutturali da CECA a EURATOM a CEE a UE, ma soprattutto dimentichiamo gli atti pianificatori come le Reti TEN – T o le vere rivoluzioni finanziare come l’euro o la Banca Centrale Europea; a tale proposito è vero che abbiamo avuto Draghi alla BCE ma la BCE esisteva ed esiste. Ma, in questo terribile momento, mossi solo dalla esigenza di aggregare il consenso interno, il nostro Governo dimentica che solo grazie alla presenza di una simile organizzazione possiamo invocare uno scudo finanziario, possiamo sentirci all’interno di un sistema che non può perdere nessuna tessera del mosaico costruito in quasi 70 anni.
Non è vero che l’Italia è un Paese omogeneo
Sicuramente tutti diranno che non c’era bisogno della pandemia per capirlo, invece, a mio avviso lo avevamo capito ma non ne eravamo convinti. In realtà quello che è emerso non è la forte distanza tra il settentrione e l’area centro meridionale in termini di capacità produttiva ma è emerso che esistono non delle Regioni del Nord ma alcune realtà territoriali, alcune provincie della Lombardia, del Veneto e della Emilia Romagna che sono il motore portante dell’intero sistema economico del Paese. Lo abbiamo capito assistendo alla tragedia che ha colpito proprio questo ambito; abbiamo in realtà imparato a leggere in modo diverso la geo economia del nostro Paese. Solo questo blocco ci ha confermato che il 60% delle attività logistiche avviene in questo limitato ambito.
Non è vero che avere una carica di umanità non paghi
Io sono pugliese e non dimentico con quanta carica umana i miei conterranei aiutarono i vicini abitanti dell’Albania in quegli anni di trasferimento biblico verso le coste pugliesi. Ci fu una gara fra i vari comuni pugliesi nell’ospitare e nel garantire anche prime forme di occupazione. Ci fu una gara anche a fornire adeguate strutture scolastiche, sanitarie e finanziarie in modo da garantire una risalita degli standard economici di un Paese per anni sottoposto a regimi totalitari. Mi sono commosso vedendo in televisione l’attuale Presidente albanese che mettendo a disposizione in questa emergenza mezzi e professionalità sanitarie ha ricordato che “l’Albania non dimentica”
Non è vero che i sentimenti sono un optional
Il senso di solidarietà, il vero senso di eroismo per salvaguardare un bene comune come la vita sono tutti sentimenti che avevamo o dimenticato o ridimensionato, invece sono comparsi tutti e si sono rivelati il tessuto connettivo più forte di ciò che caratterizza la intera umanità; ma tra questi sentimenti uno in particolare si è rivelato più incisivo, mi riferisco al rapporto che ognuno di noi ha o non ha con la religione. Forse ha vinto, per la prima volta nella storia, l’approccio laico alle religioni possedute o non possedute dagli abitanti del pianeta.
Un decalogo che questa generazione ricorderà e tramanderà come evento davvero forte e fortemente invadente nelle evoluzioni della intera umanità.
ottimo grazie Giuseppe
Il giorno ven 3 apr 2020 alle ore 12:06 STANZE DI ERCOLE ha scritto:
> stanzediercole posted: “Non è vero che uno vale uno Riporto integralmente > una dichiarazione del maggio 2014 prodotta dal Movimento 5 Stelle: “Uno > vale uno vuol dire che non ha importanza chi viene candidato o eletto se > quella persona fa parte di un gruppo, della comunità del mov” >
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