Riporto integralmente una parte dell’articolo apparso su Il Sole 24 Ore del 19 maggio scorso dal titolo “Fondi FS, dopo tre anni iter a metà” a cura di Giorgio Santilli. Nell’articolo Santilli riporta quanto comunicato dall’Amministratore Delegato di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) Maurizio Gentile nella sua audizione al Parlamento in merito allo stato di attuazione dell’iter approvativo del Contratto di Programma (Atto che definisce gli impegni tra RFI e lo Stato). “RFI, si precisa nella relazione, aspetta, dopo due anni e nove mesi, il parere delle Commissioni parlamentari competenti. L’iter passa anzitutto, si dice sempre nell’articolo, per un primo atto formale, dopo discussioni informali triangolari tra Ferrovie dello Stato, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Ministero dell’Economia e delle Finanze: ed è la legge di bilancio che battezza il contratto e identifica le risorse. Da lì ha il via l’iter attuativo: si punta ad una prima condivisione tra Ministeri per definire lo schema del contratto, poi l’accordo di massima va al CIPE che approva. Si deve ricordare, anche perché lì vuole intervenire il Governo, che gli atti del CIPE richiedono mesi per diventare definitivi, fra delibera, registrazione alla Corte dei Conti e pubblicazione. Dopo il CIPE il contratto va condiviso con Regioni e Autorità di regolazione dei trasporti. Tutto questo non con un’unica sessione di confronto in cui ognuno fa le sue osservazioni, ma in serie, atto dopo atto. Un gioco dell’oca: un passo avanti e due indietro. Non è finita. Dopo questo c’è il parere delle Commissioni parlamentari. Storicamente le commissioni parlamentari e i singoli parlamentari non si limitano a dare un parere ma entrano anche sul singolo lotto, generalmente con l’intento di portare lavori e risorse nel proprio collegio. Poi il contratto viene sottoscritto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze non senza ulteriori confronti ed eventuali aggiustamenti. A quel punto il decreto va alla registrazione della Corte dei Conti per essere pubblicato”.
Ebbene si dice sempre nell’articolo che “sono fermi dal 2017 le risorse assegnate per i Contratti di Programma 2017 – 2021 per un valore di 22 miliardi di euro”.
Nel lontano 2017 in uno dei miei primi blog raccontai la forte stasi che si ripeteva ormai dall’agosto del 2015 e ricordavo l’elenco delle opere bloccate, l’elenco delle risorse bloccate, l’elenco delle Conferenze dei Sevizi bloccate, l’elenco dei pareri forniti da tutti i soggetti direttamente ed indirettamente interessati alla opere, e denunciai, in modo analitico, quale era nel 2017 il valore di tali interventi bloccati: il valore è lo stesso di quello che Santilli e l’Amministratore Delegato Gentile ricordano oggi e cioè 22 miliardi di euro.
A me dispiace però dover ricordare che negli anni 2015, 2016 e 2017 questa denuncia sul blocco delle opere, questa denuncia sulla mancata attivazione della spesa non appariva sul giornale Il Sole 24 Ore, addirittura in più occasioni lo stesso Giorgio Santilli ricordava che finalmente “aveva preso il via una revisione dei progetti attraverso il cosiddetto “project review” e si stava dando vita ad una vera rivoluzione nel processo di investimento concreto di opere a differenza del passato”.
Io, come ricorderanno gli assidui lettori dei miei blog, precisai, sempre nel 2017, anche i motivi del blocco degli investimenti ed il ricorso a strumenti bloccanti come il Decreto Legislativo 50/2016 (Codice Appalti): il motivo era uno solo: garantire la copertura dei famosi “80 euro” per il riequilibrio dei salari bassi. Una operazione che costava e costa annualmente circa 10 miliardi di euro. Sono contento che, finalmente Giorgio Santilli, dopo tre anni, abbia raccontato, in modo dettagliato, l’assurda logica con cui in questo Paese si accusa la funzione virtuale cioè “la burocrazia” per giustificare strategie sofisticate mirate a perseguire obiettivi completamente opposti a quelli che vengono denunciati proprio dai gestori della Pubblica Amministrazione.
Dal 2012 al 2014, grazie alla Legge Obiettivo, era stato possibile redigere, approvare, avviare a realizzazione e per oltre il 40% completare opere per un valore globale di circa 120 miliardi di euro. E anche in quel caso l’itinerario seguito per l’approvazione sia a scala ministeriale che parlamentare era stato lo stesso. Dal 2015, cioè dall’arrivo del Ministro Delrio, si è riusciti a “salizzare”, cioè a spendere per avanzamento concreto di interventi tra l’altro già approvati in quanto all’interno del Programma delle Infrastrutture Strategiche della Legge Obiettivo, solo 4,1 miliardi di euro. Le altre risorse non si sono spese non per colpa degli itinerari lunghi e impossibili, non per i pareri in serie, non per gli strumenti assurdi come il Codice degli Appalti ma per una chiara volontà politica ed istituzionale quella di garantire una erogazione di cassa, quella degli “80 euro” prima e quella del “reddito di cittadinanza” e del “quota 100” dopo che, a differenza dei 22 miliardi bloccati, non hanno prodotto nessun aumento del Prodotto Interno Lordo.
Sarei rimasto ancora più contento se Giorgio Santilli avesse anche concluso il suo articolo ricordando quali danni ha provocato questa incomprensibile scelta dei Governi che si sono succeduti dal 2015 in poi; solo per cronaca lo ricordo in questo blog: il fallimento di 120.000 imprese di costruzione, la perdita di 600.000 posti di lavoro nel comparto degli edili, la predita di 2 (due) punti percentuali del Prodotto Interno Lordo.
verissimo grazie G
Il giorno ven 22 mag 2020 alle ore 12:18 STANZE DI ERCOLE ha scritto:
> stanzediercole posted: “Riporto integralmente una parte dell’articolo > apparso su Il Sole 24 Ore del 19 maggio scorso dal titolo “Fondi FS, dopo > tre anni iter a metà” a cura di Giorgio Santilli. Nell’articolo Santilli > riporta quanto comunicato dall’Amministratore Delegato di Rete” >
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purtroppo è quantomai vero: “del senno del poi son piene le fosse” ………..di imprese fallite,lavoratori a casa ed in parte mantenuti con miserevoli redditi di cittadinanza
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Verissimo.
E condividevamo tutti.
Sei il solito GRANDE
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