Penso che la campagna elettorale per la elezione della nuova Giunta siciliana rappresenti il confronto più difficile per chi intenda diventare in nuovo Presidente; un confronto che non può in alcun modo dimenticare o sottovalutare le responsabilità sia dell’organo centrale che di quello locale che hanno praticamente mantenuto inalterate le caratteristiche socio economiche di questa rilevante parte del Paese. Infatti dopo oltre settantacinque anni dalla Costituzione della Repubblica non è pensabile che i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) della Sicilia siano distanti una enormità da quelli del Centro Nord del Paese, non è pensabile che il reddito pro capite in Sicilia si attesti su un valore di 17.400 euro e al Centro Nord superi i 32.000 euro e in Lombardia raggiunga anche il valore di 40.000 euro.
Questo non solo non è più accettabile ma è come se in questi settantacinque anni si sia preferito mantenere e garantire da parte dello Stato questo sotto sviluppo e, cosa ancor più grave, si sia preferito tentare sempre un rapporto collaborativo tra la Regione e lo Stato convinti che prima o poi il Governo centrale avrebbe garantito azioni capaci di ridare respiro ad una economia, quella siciliana, completamente lontana dalle strategie del resto del Paese. Sono testimoni di questa assurda ed inconcepibile scelta:
L’assenza di servizi efficienti nella offerta della mobilità nelle città, specialmente nelle grandi aggregazioni urbane come quelle di Messina, Catania e Palermo
L’assenza di interventi organici mirati al rilancio dei 4 impianti portuali di Trapani, Palermo – Termini Imerese, Messina ed Augusta
L’assenza di un programma organico sia delle Ferrovie dello Stato che dell’ANAS di rivisitazione integrale dell’attuale offerta attraverso anche un avvio concreto di interventi
L’assenza di un programma mirato alla creazione concreta e coerente alle esigenze logistiche della Regione di impianti interportuali
L’assenza di un programma di rilancio funzionale dei quattro impianti aeroportuali di Trapani, Palermo, Comiso e Catania
L’assenza dopo oltre quattro anni di un assetto definitivo delle Zone Economiche Speciali; un assetto che anche se si riuscisse a far partire non sarà in grado in alcun modo di rilanciare l’asseto socio economico dell’isola
L’assenza completa di una volontà a realizzare la continuità territoriale
Ci potrebbe essere oggi un elemento carico di buone speranze che ci fa ben sperare: il prossimo Governo centrale qualora non fosse più di sinistra non dovrebbe essere più ostile come è stato, da oltre quattordici anni; ricordiamo infatti che durante i Governi di Centro Destra grazie alla Legge Obiettivo si è completata l’autostrada Palermo – Messina, si è realizzata l’autostrada Catania – Siracusa, si sono avviati i lavori della Palermo – Agrigento – Caltanissetta, si è dato il via garantendo le coperture al sistema AV Palermo – Messina – Catania, si è approvato il ponte sullo Stretto e si sono avviati i lavori di spostamento di un tratto di ferrovia in Calabria per posizionare una delle due pile, si sono realizzati interventi sugli scemi idrici, ecc.
Dovrebbe prendere corpo un nuovo codice comportamentale che sicuramente non offenderà la Sicilia come hanno fatto due Ministri della Repubblica che, con uno strumento insignificante come la “determina” firmata da un dirigente del Ministero e non da loro, hanno deciso di non fare più un’opera chiave come il Ponte, un’opera prevista ed inserita nelle Reti TEN – T.
Ma questo ottimismo penso sia eccessivo perché il nuovo Presidente e la nuova Giunta regionale non credo possano fare nulla per modificare la sudditanza da una politica del Governo centrale che ha sempre ritenuto la Sicilia già privilegiata da uno Statuto straordinario forte. Occorre, quindi richiedere il ricorso ad uno strumento, ad una nuova normativa che ritengo davvero rivoluzionaria.
In fondo in questa campagna che vede contestualmente partecipi sia schieramenti politici per il Parlamento nazionale, sia schieramenti politici per la nuova Giunta Regionale, si potrebbe dare vita ad una proposta che, a mio avviso, darebbe un ruolo davvero forte, davvero autonomo alla Regione. Ebbene, andrebbe chiesta una apposita Legge nazionale con cui garantire una quota fissa del PIL per il comparto delle infrastrutture e di tale quota, sempre per Legge, alla Sicilia dovrebbe essere assicurata una quota annuale del 40%. Solo in tal modo usciremmo dalla logica annuale dei trasferimenti assicurati dalla Legge di Stabilità, solo in tal modo eviteremmo di essere legati temporaneamente alle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione e del PNRR, solo in tal modo prenderebbero corpo project financing e Partenariati Pubblico Privato perché il Privato crederebbe finalmente nella disponibilità finanziaria.
Solo con una simile forza finanziaria la Regione sarebbe in grado di firmare una Convenzione con le Ferrovie dello Stato e con l’ANAS, cioè firmare un vero rogito notarile in cui chiarire i seguenti milestone:
Evitare di continuare a programmare interventi per lotti estranei ad ogni logica di organicità
Evitare di mantenere standard nella offerta dei servizi scadenti
Evitare di rinviare nel tempo la esecuzione di opere manutentive
Consentire la interazione funzionale tra nodi logistici e reti (interazione allo stato inesistente)
Lo so questa ipotesi non sarà condivisa forse da tutte le forze politiche perché lo stesso Parlamento preferisce mantenere questo ruolo dominante nei confronti dell’Assemblea regionale; questa in realtà è una miopia che dura da sempre, una miopia che è riuscita in 75 anni a mantenere la vergognosa distanza tra il Centro Nord e il Sud e la Sicilia del reddito pro capite.