TRASFORMARE IL PORTO DI NAPOLI E GLI INTERPORTI DI NOLA E MARCIANISE IN UN UNICO HUB LOGISTICO E COMMERCIALE DEL MEDITERRANEO

Ci sono tanti fari accesi sul Mediterraneo, sono fari sia dei Paesi della Unione Europea come Spagna, Portogallo, Francia, Grecia, sia dei Paesi dell’area balcanica alcuni ancora non ammessi alla Unione Europea come il Montenegro e l’Albania, sia della Cina, sia dei Paesi dell’Africa del Nord come l’Egitto e la Libia e dell’arco euro – medio orientale come la Turchia, il Libano ed Israele. Sono, ripeto, fari accesi carichi di interessi e di strategie completamente diverse ed in alcuni casi antitetiche. Inoltre fra qualche giorno si avvia a Napoli il primo Festival Euromediterraneo dell’Economia e in tale incontro si persegue, ancora una volta, la valorizzazione del Mezzogiorno in modo che possa diventare, davvero, una grande occasione per l’Europa e per l’intero Paese, possa in realtà essere la porta di ingresso del Mediterraneo in Europa e di guidarne i processi di approvvigionamento energetico e di sviluppo del capitale umano.

In questo approfondimento ed in questa attenzione al bacino del Mediterraneo ciò che ci ha meravigliato, sin dall’inizio della guerra in Ucraina, è senza dubbio il mantenimento costante di tali interessi; cioè è come se una guerra così interagente con le economie di vari Paesi non modificasse, in alcun modo, gli assetti precedenti a tale intervento. Per assurdo la pandemia era stata più invadente e più ricca di criticità per tutti i vari momenti e i vari comparti che caratterizzavano la vasta serie di interessi. In realtà sia le filiere logistiche, sia quelle merceologiche avevano subito sostanziali ricadute negative che invece la guerra ha prodotto in minima parte.

Ed allora forse è arrivato il momento di decidere quale politica attuare come Paese per esistere strategicamente all’interno di questo grande teatro economico. Da mesi ricordo sempre un dato che testimonia la immobilità, in termini di movimentazione delle merci, dei nostri impianti portuali: sono passati quasi dieci anni ma il numero di tonnellate movimentate nei nostri porti si attesta sempre su un valore compreso tra 450 e 500 milioni di tonnellate e per quanto concerne i container varia tra 10 e 11 milioni di TEU (container lunghi 20 piedi) ed ho ricordato, quasi sistematicamente che tre impianti portuali che solo 8 anni fa movimentavano: Algeciras 2 milioni di TEU, Valencia 2,3 milioni di TEU e il Pireo 600.000 TEU, oggi movimentano, rispettivamente: Algeciras 5 milioni di TEU, Valencia 5,4 milioni di TEU e il Pireo 5,2 milioni di TEU.

Nasce così spontaneo un interrogativo: come modificare questa tendenza dei porti del nostro Paese nel rimanere sempre identici al passato e mai in grado di anticipare una misurabile crescita per il futuro? Sicuramente questo Governo affronterà la modifica degli attuali assetti sia dal punto di vista gestionale (spero trasformando le attuali Autorità di Sistema Portuale in S.p.A.), sia nella loro articolazione geografica ma, soprattutto, dovrebbe disegnare ed attuare, da subito, due precisi e distinti progetti:

la costituzione di una offerta unica di tre porti transhipment quali quelli di Cagliari, Augusta e Taranto

la creazione di un HUB logistico e commerciale ubicato nel nodo di Napoli – Nola – Marcianise 

In merito alla creazione di un sistema unico ed integrato dei tre HUB transhipment c’è da aviare solo una grande capacità manageriale in grado di coinvolgere le grandi Società di transhipment offrendo anche condizioni vantaggiose; sì in questi casi lo Stato dovrebbe essere disposto anche a garantire appositi supporti finanziari per abbattere il costo del lavoro.

Molti diranno che in tal modo daremo vita a forme di dumping, molti diranno che abbiamo già vissuto un difficile confronto con la Unione Europea in merito al tema degli aiuti di Stato proprio nei porti. Ci siamo difesi bene ma, forse, avremmo fatto bene anche a portare alcuni esempi, alcuni comportamenti di altri Paesi della Unione Europea proprio nel supporto diretto ed indiretto della loro portualità. Quindi seguiamo con la massima urgenza un concreto supporto finanziario ai tre impianti portuali e cerchiamo anche di verificare attentamente i comportamenti degli altri Paesi della Unione Europea nel rispetto dei comportamenti legati alla concorrenza in questo delicato comparto

Invece per quanto concerne la costruzione di un grande HUB logistico e commerciale a Napoli, oltre a ricordare che questo HUB è ubicato sul Corridoio delle Reti TEN – T Helsinki – La Valletta, cioè sul corridoio che, a tutti gli effetti, si caratterizza come la spina dorsale dell’intero sistema geo – economico della Unione Europea, penso sia opportuno anche ricordare che da dodici anni, in particolare dal 2011, era stato deciso di collegare funzionalmente, con un asse ferroviario dedicato, il porto di Napoli ed il vasto entroterra logistico caratterizzato dai nodi di Marcianise e di Nola. Era stato anche possibile ottenere un apposito finanziamento da parte della Unione Europea. Come al solito finora solo studi di fattibilità ed ipotesi tecnico – economiche. Ebbene, l’attuale Governo, in questa delicata fase di rilettura di un programma come il PNRR e come i programmi supportati dai Fondi di Sviluppo e Coesione, potrebbe, forse dovrebbe, lanciare questa proposta di grande rilevanza non solo per la dimensione logistica quanto per quella commerciale e, innanzitutto, perchè ubicata all’interno del Mezzogiorno; un HUB che diventerebbe un polmone altamente interagente con le filiere merceologiche prodotte e movimentate proprio in una simile area geoeconomica. Una iniziativa che dovrebbe vedere coinvolti quattro Dicasteri come il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il Ministero delle Imprese e del made in Italy, il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione ed il PNRR. Questi Dicasteri dovrebbero interagire non solo con la Regione Campania ma con tutte le Regioni del Sud, cioè con tutte quelle dell’Obiettivo Uno caratterizzate dal fatto di disporre di un PIL pro capite inferiore al 75% della media comunitaria.

È solo un’idea? È solo un modo per elencare idee inutili? Forse sì, però spero che almeno qualcuno cerchi di evitare che sul fronte della nostra offerta portuale e commerciale il nostro Paese resti praticamente fermo come lo è stato negli ultimi dodici anni.      

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