I Parlamenti, i Governi dei singoli Stati della Unione Europea possono viver delle crisi, quindi possono modificarsi, possono dare origine a nuove verifiche elettorali. Invece il Parlamento della Unione Europea non contempla uno scioglimento anticipato del consesso parlamentare. Per cinque anni, quindi, rimarremo legati ad un assetto parlamentare che fino ad ora ha avuto sempre maggioranze consolidate supportate da due grossi schieramenti rappresentati dal Partito Popolare Europeo e dal Partito Socialista Europeo. Oggi, invece, entrambe i due blocchi non superano insieme, come si evince dalle ultime previsioni, il 36%. Di fatto ci stiamo avviando verso un nuovo Parlamento europeo che non avrà, a meno di alleanze anomale, la certezza di possibili maggioranze consolidate. In tal modo ci avviamo verso un quinquennio privo di un adeguato e motivato Parlamento comunitario. É come se spegnessimo per 5 anni le funzioni politiche della Unione Europea.
Prende corpo così un ulteriore passaggio verso il “passato”; stiamo, cioè tornando agli albori della Unione Europea. Dopo la crisi della gestione del Parlamento, dopo la fine di Schengen, ci stiamo avviando verso la prima aggregazione quella spiccatamente economica, quella degli “interessi comuni”. Gli Stati Uniti di Trump e la Russia di Putin saranno contenti di questa difficile crisi o meglio di questo momento di azzeramento dell’avanzamento dei processi mirati al rafforzamento dell’assetto comunitario. La massima soddisfazione però sarà della Cina che, come già sta avvenendo, darà piena attuazione al suo programma strategico “one road one belt”; un programma che solo per una memoria storica definiamo “la Via della Seta” ma se letto attentamente è una griglia infrastrutturale con forte valenza espansionistica. Abbiamo infatti focalizzato la nostra attenzione ai due lunghi itinerari, quello via terra e quello via mare, e abbiamo sottovalutato i nodi di aggregazione, i grandi HUB logistici, industriali e commerciali che la Cina e non altri stanno realizzando e in molti casi acquisendo, solo a titolo di esempio:
- la partecipazione, con una quota rilevante, nella gestione della grande piattaforma di Vado Ligure che può movimentare oltre 800.000 TEU,
- una grande attenzione per la partecipazione nella gestione del porto di Trieste
- la piastra logistica del Pireo che, a tutti gli effetti, è forse il più grande HUB transhipment del Mediterraneo,
- l’ampliamento del porto di Mombasa fino a 1.100.000 TEU in prima fase
- l’HUB di Duisburg, in Germania, dove stazionerebbero le merci trasportate settimanalmente con l’arrivo di 25 treni speciali di soli container
- l’acquisto del porto di Zeebrugge (in Belgio) situato sul Mare del Nord
- l’acquisito delle società di gestione nel trasporto dei container per i porti spagnoli di Bilbao nell’oceano Atlantico e di Valencia sul mar Mediterraneo
A tale proposito non possiamo non ricordare che, nell’aprile del 2018, 27 su 28 ambasciatori dell’Unione Europea in Cina avrebbero firmato un rapporto che critica i metodi della Belt and Road Initiative cinese evidenziando proprio questa azione di presidio del territorio e di modifica sostanziale delle procedure di mercato. Nel frattempo, la Cina però ha varato una manovra di altri 60 miliardi per l’Africa.
In assenza di una Unione Europea strutturata, in assenza di una realtà più vicina ad un modello “Stati Uniti d’Europa” e in presenza, sempre più virulenta, di singoli Stati sovrani non disposti alla creazione di un assetto organico ed unitario, dovremo convincerci di aver perso, in pochi anni, tutto quello che avevamo, anno dopo anno, costruito convinti che l’Unione Europea era davvero la realtà più avanzata in termini socio – economici del Pianeta.
Caro Ercole l’ Unione Europea e’ destinata a dissolversi dopo le elezioni di marzo 2019 o vi sara’ un altra compagine con obiettivi e strategie completamente diverse rispetto alle attuali . Ciao daniele maltese
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L’analisi è acuta e condivisa. L’Europa di oggi comunque sarebbe fragile per stare sul mercato con i cinesi. Sarebbe importante per le prossime europee la presentazione di un modello di Europa socialmente condiviso, democratico, efficiente e capace di stare al tavolo con cinesi, russi e americani con la stessa dignità. Chi ci prova?
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